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Vendere o condividere ?

Voglio aprire una riflessione su alcuni passi del Vangelo nei quali Gesù invita a vendere i propri beni per darli ai poveri. Vediamoli.

Italiano: Falce e Martello: simbolo del Comuni...

Italiano: Falce e Martello: simbolo del Comunismo che rappresenta l'unione dei lavoratori delle campagne (Falce) e delle città (Martello). (Photo credit: Wikipedia)

Matteo 19,21
Gli disse Gesù: «Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi».

Marco 10,21
Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi».

Luca 18,22
Udito ciò, Gesù gli disse: «Una cosa ancora ti manca: vendi tutto quello che hai, distribuiscilo ai poveri e avrai un tesoro nei cieli; poi vieni e seguimi».

Ho già spiegato in un precedente articolo che, dal mio punto di vista, il vendere tutto per distribuire il ricavato ai poveri, in questo mondo, in una economia di mercato basata sulla legittimazione della Proprietà Privata, non ha alcun senso ed è una politica fallimentare, come lo è stata l'ideologia comunista che espropriava senza delegittimare la Proprietà che restava saldamente nelle mani dello Stato.

Mauro Biglino, famoso studioso e traduttore di testi biblici, ha fatto interessanti commenti e osservazioni reperibili online su YouTube su questi passi evangelici, dicendo che se i preti, nelle loro omelie in chiesa, invitassero i fedeli a fare come dice Gesù in quei versetti, perderebbero tutti i fedeli in pochi minuti. Mauro Biglino ha ragione, perché lui legge quello che c'è scritto nei testi biblici senza tante interpretazioni di comodo, per dare la possibilità ai veri cercatori di Dio di trovare il vero Dio liberandosi dall'idea di un dio falsamente costruito su testi che di Dio hanno poco a che vedere.

Il fatto è che quelle parole, messe in bocca a Gesù dagli evangelisti, sono coerenti con la logica liquida (di acqua) del mondo pagano e non con la logica di Gesù, perché Gesù nella sua logica liquida invita a seguire Giovanni Battista il quale invitava a condividere i beni (Lc.3,11) e non invitava a espropriarsi del necessario. Il "vendere", nella logica liquida del mondo pagano, presume la legittimazione della Proprietà Privata. Quando si legittima la Proprietà Privata, si legittima un padrone e si legittima un servo, perché non c'è un padrone senza un servo e non c'è un servo senza un padrone. Di conseguenza, con la legittimazione della Proprietà Privata si legittima la legge del più forte, la legge del padrone, si legittima la schiavitù e lo "sfruttamento" del servo da parte del padrone.

"Vendere" e "condividere" sono verbi dal significato profondamente diverso ed uno esclude l'altro, perché ciò che viene condiviso tra tutti non è possibile venderlo senza il consenso di tutti. Di conseguenza, se non è possibile vendere ciò che si condivide, vuol dire che non c'è più un proprietario, non c'è più un padrone e quindi non c'è più un servo, ma ci sono solo tanti amici (Gv.15,15) che tengono tutto in comune.

Quindi cosa ha probabilmente realmente detto Gesù al giovane ? Secondo me ha detto: "Udito ciò, Gesù gli disse: «Una cosa ancora ti manca: vendi condividi tutto quello che hai, distribuiscilo ai condividilo con i poveri e avrai sarai un tesoro nei cieli; poi vieni e seguimi».

Lotta per il potere

Lotta per il potere (Photo credit: Wikipedia)

La parola "potere" come sostantivo maschile ha diversi significati e definizioni, fra questi il dizionario Zingarelli dà: "Facoltà di operare secondo la propria volontà" che equivale alla definizione di "comandare": "Imporre autorevolmente la propria volontà, manifestarla affinché sia eseguita".

La parola "ubbidienza" invece fa riferimento all'atto dell'obbedire che secondo il dizionario Zingarelli significa: "Fare ciò che altri vuole, eseguire gli ordini, i consigli, i suggerimenti di qualcuno".

Come il Comando genera l'Ubbidienza, così la Proprietà genera l'Esproprio.

In ogni sfera sociale, dalla più alta alla più bassa, quando l'uomo non è più isolato, cade sotto la legge di un capo. Ma vediamo cosa dice lo psicologo francese Gustav le Bon in merito. La maggior parte delle persone sono incapaci di guidarsi. Il condottiero serve loro da guida. Può essere sostituito, ma non in modo completo, da quelle pubblicazioni periodiche che fabbricano delle opinioni per i loro lettori e procurano loro "frasi fatte" dispensandoli dal riflettere e dal ragionare. L'autorità dei condottieri è molto dispotica, e non arriva ad imporsi che con questo dispotismo. Si è notato come si facciano ubbidire facilmente, senza tuttavia possedere nessun mezzo per appoggiare la loro autorità, tra gli operai più turbolenti. Essi fissano le ore di lavoro, i salari, decidono gli scioperi, li fanno cominciare o cessare a ore fisse.

Si può fare una divisione abbastanza netta nella classe dei condottieri. Gli uni sono uomini molto energici, dalla volontà tenace, ma momentanea; gli, altri, molto più rari, possiedono una volontà forte e tenace nello stesso tempo.

Joachim Murat

Joachim Murat (Photo credit: Wikipedia)

I primi sono violenti, arditi. Sono utili specialmente per dirigere un colpo di mano, per trascinare le masse nonostante il pericolo, e trasformare in eroi le reclute del giorno prima. Così furono, ad esempio, Ney e Murat, sotto il primo Impero. E così fu Garibaldi, uomo del popolo, ma energico, che riuscì con un pugno d'uomini, ad impadronirsi dell'antico regno di Napoli difeso da un esercito disciplinato. Ma se l'energia di simili condottieri é potente, è però momentanea e non sopravvive al movente che l'ha creata. Rientrati nella corrente della vita ordinaria, gli eroi spesso danno prova di una sorprendente debolezza, come quelli che ho citato dianzi. Sembrano incapaci di riflettere e di comportarsi nelle circostanze più semplici, dopo aver così ben guidati gli altri. Questi agitatori possono esercitare la loro funzione soltanto alla condizione d'essere stimolati essi stessi e eccitati continuamente, di sentire sempre sopra di loro un uomo o un'idea, di seguire una linea di condotta ben definita.

La seconda categoria, degli agitatori, quella degli uomini dalla volontà durevole, esercita una influenza più notevole, ma con forme meno appariscenti. In essa si trovano i veri fondatori di religioni o di grandi opere: S. Paolo, Maometto, Cristoforo Colombo, Lesseps. Intelligenti o senza ingegno, la folla sarà loro. La volontà persistente che essi possiedono è una dote infinitamente rara e infinitamente potente che fa piegare tutto. Di solito non ci si rende abbastanza conto di quanto può una volontà forte e continua. Nulla sa resisterle, né la natura, ne gli dei, né gli uomini.

Quando si tratta di esaltare per un momento una folla e di condurla a commettere un atto qualsiasi saccheggiare un palazzo, farsi massacrare per difendere una barricata, bisogna operare su di essa con mezzi rapidi di suggestione. Il più energico è l'esempio. E' allora necessario che la folla sia preparata da talune circostanze, e che colui il quale vuol trascinarla possieda la qualità che io studierò più oltre sotto il nome di prestigio.

Quando si tratta di far penetrare lentamente idee e credenze nello spirito delle folle - le teorie sociali moderne, ad esempio - i metodi dei condottieri sono diversi. Essi sono principalmente ricorsi a questi tre procedimenti: l'affermazione, la ripetizione, il contagio.

L'affermazione pura e semplice, svincolata da ogni ragionamento e da ogni prova, costituisce un sicuro mezzo per far penetrare un'idea nello spirito delle folle. Più l'affermazione è concisa, sprovvista di prove e di dimostrazione, più essa ha autorità: I libri religiosi e i codici di tutte le epoche hanno sempre proceduto per semplice affermazione. Gli uomini di Stato chiamati a difendere una causa politica qualunque, gli industriali che diffondono i loro prodotti con annunci, conoscono il valore dell'affermazione. Quest'ultima non acquista tuttavia reale influenza se non a condizione d'essere costantemente ripetuta, e il più possibile, negli stessi termini. Napoleone diceva che esiste una sola figura seria di retorica, la ripetizione.

La cosa affermata riesce a stabilirsi negli spiriti a tal punto da essere accettata come una verità dimostrata. Ben si comprende l'influenza della ripetizione sulle folle, vedendo quale potere essa esercita sugli spiriti più illuminati.

La cosa ripetuta finisce difatti per attecchire in quelle regioni profonde dell'inconscio in cui si elaborano i motivi delle nostre azioni. In capo a qualche tempo, dimenticando quale è l'autore della affermazione ripetuta, finiamo per credervi. In tal modo si spiega la forza mirabile dell'annunzio. Quando abbiamo letto cento volte che il miglior cioccolato è il cioccolato X, noi ci immaginiamo d'averlo inteso dire di frequente e finiamo per averne la certezza. Persuasi da mille attestazioni che l'intruglio Y ha guarito i più grandi personaggi dalle più tenaci malattie, il giorno in cui siamo colti da una malattia dello stesso genere, finiamo per essere tentati di provarla. A furia di veder ripetere dallo stesso giornale che A è un perfetto cretino e B un onestissimo uomo, finiamo per esserne convinti, considerato, s'intende, che non leggiamo di frequente un altro giornale d'opinione contraria, in cui i due qualificativi siano invertiti.

L'affermazione e la ripetizione sono abbastanza potenti per potersi combattere. Quando un'affermazione è stata sufficientemente ripetuta, con unanimità nella ripetizione, come capita in certe imprese finanziarie, si forma ciò che si chiama una corrente d'opinione e il potente meccanismo del contagio interviene.

Nelle folle, le idee, i sentimenti, le emozioni, le credenze possiedono un potere contagioso, intenso quanto quello dei microbi. Questo fenomeno sì osserva negli stessi animali non appena essi costituiscano una folla. Il tic di un cavallo in una scuderia è in breve tempo imitato dagli altri cavalli della medesima scuderia. Una paura, un movimento disordinato di qualche pecora, si propagano in breve a tutto il gregge. Il contagio delle emozioni spiega la subitaneità del panico. I disordini cerebrali, come la pazzia, si propagano anche per contagio. Si sa quanto è frequente l'alienazione negli alienisti. Si citano anche forme di pazzia, l'agorafobia (paura di attraversare un luogo aperto, come una grande piazza), ad esempio, comunicate dagli uomini agli animali.

A diagram of influenza viral cell invasion and...

A diagram of influenza viral cell invasion and replication. (Photo credit: Wikipedia)

Il contagio non esige la presenza simultanea di individui in uno stesso luogo; esso può verificarsi a distanza, sotto l'influenza di certi avvenimenti che orientano gli spiriti nello stesso senso e che danno i loro particolare carattere alle folle, soprattutto quando esse sono preparate dai fattori lontani che ho studiato più sopra. Così, ad esempio, l'esplosione rivoluzionaria del 1848, partita da Parigi e che si propagò improvvisa a una gran parte dell'Europa e scosse parecchie monarchie.L'imitazione, alla quale si attribuisce tanta influenza nei fenomeni sociali, non è in realtà che un semplice effetto di contagio. Avendo altrove la sua funzione, mi limiterò a riportare ciò che ne dicevo, or è molto tempo, e quel che è stato svolto da altri scrittori.

« Come l'animale, l'uomo ha tendenza ad imitare. L'imitazione è un bisogno per lui, a condizione, beninteso, che questa imitazione sia facile, e da questo bisogno nasce la moda. Si tratti di opinioni, di idee, di manifestazioni letterarie, o semplicemente di costumi, quanti osano sottrarsi al suo impero? Le folle si guidano con dei modelli, non con argomenti. In ogni epoca, un piccolo numero di individui imprimono quell'impulso che poi la massa inconsciamente imita. Questi individui però non devono allontanarsi troppo dalle idee ricevute. Imitarli diventerebbe allora troppo difficile e la loro influenza sarebbe annullata. Questa è la ragione per cui gli uomini troppo superiori alla loro epoca non hanno generalmente nessuna influenza su di essa. E ancora per la stessa ragione gli Europei, con tutti i vantaggi della loro civiltà, esercitano un'influenza insignificante sui popoli d'Oriente. « La duplice azione del passato e dell'imitazione reciproca, finisce col rendere tutti gli uomini di uno stesso paese e di una stessa epoca simili a tal punto che perfino in quelli che sembrerebbe dovessero maggiormente sottrarvisi - filosofi, scienziati, letterati - il pensiero e lo stile hanno un'aria di famiglia che fa subito riconoscere il tempo al quale appartengono. Un momento di conversazione con un individuo qualsiasi basta per conoscere a fondo le sue letture, le sue occupazioni e l'ambiente in cui vive » (Gustav Le Bon. "L'uomo e la società", v. II, p. 116, 1881.).

Il contagio è abbastanza potente per imporre agli uomini non soltanto certe opinioni, ma anche certi modi di sentire. Il contagio fa disprezzare, in una data epoca, un'opera, il Tannhauser, ad esempio, e qualche anno dopo la fa ammirare da quegli stessi che l'avevano maggiormente denigrata. Le opinioni e le credenze si propagano bene per mezzo del contagio, e pochissimo per mezzo del ragionamento.

Le concezioni attuali degli operai vengono apprese all'osteria, con l'affermazione, la ripetizione e il contagio.

Le credenze delle folle di tutti i tempi non si sono formate in altro modo. Renan paragona giustamente i primi fondatori del cristianesimo «agli operai socialisti che diffondono le loro idee di osteria in osteria»; e Voltaire aveva già fatto osservare a proposito della religione cristiana che « per più di cent'anni era stata accolta soltanto dalla più vile canaglia.
»

Negli esempi analoghi a quelli che ho citati, il contagio, dopo aver esercitato la sua influenza nelle classi più basse, passa in seguito alle classi superiori della società. In questo modo, ai nostri giorni, le dottrine socialiste cominciano a guadagnare coloro che, poi, ne sarebbero le prime vittime. Dinanzi al potere del contagio, anche l'interesse personale viene distrutto. E tutto ciò perché ogni opinione diventata popolare finisce con l'imporsi anche alle classi sociali più elevate, per quanto visibile possa essere l'assurdità dell'opinione trionfante.

Questa reazione degli strati sociali inferiori su quelli superiori è tanto più curiosa se si pensa che le credenze delle folle derivano sempre, più o meno da qualche idea superiore che non ha avuto influenza nell'ambiente dove era nata. I condottieri, soggiogati da questa idea superiore, se ne impadroniscono, la deformano e creano una setta che la altera di nuovo, e che la diffonde sempre più trasformata tra le folle.Diventata verità popolare, l'idea risale alla sorgente e allora agisce sulle classi elevate di una nazione. In conclusione è l'intelligenza che guida il mondo, ma lo guida da molto lontano. I filosofi creatori di idee sono da molto tempo scomparsi, quando, per effetto del meccanismo ora descritto, il loro pensiero finisce per trionfare.
Gustav Le Bon



Gesù surrogato

The Italian politician Nichi Vendola at the Na...

The Italian politician Nichi Vendola at the National Gay Pride march in Rome, on June 16 2007. Picture by Giovanni Dall'Orto. (Photo credit: Wikipedia)

Il significato del verbo "surrogare", secondo il dizionario Zingarelli, è: "Mettere qlcu. o qlco. in luogo di altra persona o cosa. (Raro): sostituire, (dir.) subentrare". Come sostantivo la parola "surrogato" significa: " Ciò che sostituisce un'altra cosa in modo incompleto, imperfetto." Secondo il vocabolario Treccani, la parola "surrogato" significa: "Prodotto o sostanza che surroga, in quanto ha caratteristiche e proprietà analoghe, un altro prodotto o un’altra sostanza, rispetto ai quali è spesso inferiore di qualità ma meno costoso e di più facile approvvigionamento".

Le parole "surrogato, surrogazione" sono diventate recentemente di moda quando si parla di maternità surrogata o utero in affitto, figlio surrogato.

Secondo Wikipedia, la surrogazione di maternità è la "gestazione per altri o gestazione d'appoggio, talvolta denominata "utero in affitto", è il ruolo che nella fecondazione assistita è proprio della donna (madre portante) che assuma l'obbligo di provvedere alla gestazione e al parto per conto di una persona o una coppia sterile, alla quale si impegna a consegnare il nascituro".

Alla luce delle definizioni appena viste, appare chiaro che la storia del Cristianesimo non è altro che la storia di una maternità surrogata. Cosa fa Dio per mettere al mondo Gesù? Si rivolge a Maria, la quale offre in prestito a Dio il proprio utero per mettere al mondo Gesù. Maria accetta la gestazione per altri, in particolare per Dio. Gesù è quindi un figlio surrogato, un figlio generato per conto di Dio e non per conto di Giuseppe legittimo sposo di Maria. Così insegna la dottrina cristiana.

La storia di Maria è quindi forse il primo caso di maternità surrogata, se non il primo caso, forse il caso più eclatante al quale ha fatto seguito quello di Nichi Vendola di padre con maternità surrogata.

Intorno alla maternità surrogata i cristiani si sono fatti tante seghe mentali, sulle quali sono nate tante polemiche a non finire.

Il quotidiano online Repubblica.it ha pubblicato il giorno 29/02/2016 un interessante articolo di Valeria Pini dal titolo: "Maternità surrogata: una scelta che divide il mondo e nasconde anche povertà e business", sottotitolo: "In Italia, Francia e Spagna è vietata; in Inghilterra è lecita, ma senza pagamento; la Grecia la consente, ma esclude i gay. In Usa e Canada il bimbo ottiene la cittadinanza, in Russia e Ucraina non ha diritti. In Belgio e Olanda ci dev'essere un legame biologico tra i genitori e il bimbo, mentre in altri paesi l'ovocita non può essere della gestante" (https://www.repubblica.it/salute/2016/02/29/news/maternita_surrogata_i_paesi_dove_si_puo_fare-134491543/).

Bisogna dire che il Dio cristiano non si è fatto tutte le seghe mentali che ci facciamo noi quando entriamo nel merito del discorso. Del resto un Dio che dice di non chiamare padre nessuno sullo terra perché uno solo è il padre: quello del cielo (Mt. 23,9), dovrebbe fare capire ai cristiani che la figura del padre biologico ha poca importanza per Gesù. Di conseguenza i cristiani dovrebbero capire l'ipocrisia delle loro seghe mentali intorno alla maternità surrogata, convincendosi a mettere fine alle loro polemiche in merito, accettando la maternità surrogata come uno degli esempi da seguire che il Dio cristiano e Maria danno all'umanità, o almeno a quella cristiana, oltre agli altri esempi di misericordia, perdono e carità.





She was a fast machine
She kept her motor clean
She was the best damn woman I had ever seen
She had the sightless eyes Telling me no lies
Knockin' me out with those American thighs
....


Simbolo del pesce, legato al Cristianesimo (in...

Simbolo del pesce, legato al Cristianesimo (in quanto acrostico di "Gesù Cristo figlio di Dio salvatore") (Photo credit: Wikipedia)

Nell'anno della fede, questa fede va messa a ferro e fuoco.

Per mettere a ferro e fuoco la fede ho pensato a Mauro Biglino studioso di storia delle religioni, traduttore di ebraico antico, oltre che scrittore.

Lui ha tradotto la Bibbia partendo dal Codice Masoretico di Leningrado, interpretandolo in senso letterale, giungendo a diverse interessanti conclusioni considerate "eretiche" e che, secondo me, possono mettere sotto scacco il Cristianesimo, tra le quali: la Bibbia non parlerebbe di Dio, ma del rapporto di un popolo con un personaggio appartenente ad un gruppo di personaggi speciali, probabilmente provenienti dallo spazio o comunque da una civiltà tecnologicamente molto più evoluta e che ci hanno "clonato" utilizzando parte del loro DNA, dando vita e forma ad una nuova razza umana affinché lavorasse al loro posto.

Le conclusioni a cui arriva Mauro Biglino non sono novità, in quanto già se ne parla da tempo. Tuttavia, secondo me, andrebbero approfondite. Il biblista Danilo Valla in alcuni video su YouTube aveva già accennato alla Bibbia, in particolare al libro della Genesi, come di un libro di ingegneria genetica in merito alla creazione dell'uomo e della donna.

Su YouTube puoi trovare interviste e conferenze, anche di alcune ore, molto interessanti, ma prive di contraddittorio, dove Mauro Biglino espone le sue ipotesi sulla Bibbia interpretata in senso letterale. Ipotesi che comunque troverebbero conferme tra gli stessi rabbini studiosi della Bibbia, come spiegato da lui stesso in questo video: Mauro Biglino - Conferme a ciò che appare inaccettabile

Qui voglio condividere un video tra i tanti video, scelto tra i più corti.




Le affermazioni di Mauro Biglino hanno dato vita, come prevedibile, a diverse polemiche e tentativi di confutazione raccolte in blog come  https://ame-confutatio.blogspot.it/  

Chiediamoci: Mauro Biglino mette sotto scacco il Cristianesimo?  Perché se la Bibbia non parla di Dio, se non esiste il peccato originale, allora Gesù che è venuto a fare? Fai attenzione: Mauro Biglino non dice che Dio non esiste, ma che Dio può aver messo nel suo disegno anche questi personaggi speciali che non hanno fatto altro che dare un colpo di accelerazione all'evoluzione degli ominidi verso l'uomo. Quindi, secondo Biglino, la Bibbia può anche essere il libro che il Dio vero e trascendente ha scelto per fare sì che gli uomini si avvicinino a lui.

E' chiaro che In questo senso la figura di Gesù e di conseguenza il Cristianesimo, secondo me, verrebbero rivalutati, perché la figura di Gesù avvicina ad un Dio trascendente e spirituale e non di certo quelle figure crudeli e arroganti descritte nell'Antico Testamento alle quali Biglino fa riferimento.

Per il resto, queste polemiche basate sull'Antico Testamento io le trovo interessanti, ma sterili se poi non si arriva a conoscere la verità. Poiché per me il Cristianesimo non è una religione, ma l'incontro con la persona di Gesù e con il suo spirito, spirito di verità, penso sia dovere di ogni cristiano andare alla ricerca della verità, se vuole essere libero da ogni schiavitù e condizionamento, come afferma Gesù stesso in Gv. 8,32.

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In questo articolo voglio commentare il passo del Vangelo di Giovanni 19,23-24.

Rileggiamolo: "I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti e ne fecero quattro parti, una per ciascun soldato, e la tunica. Ora quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d'un pezzo da cima a fondo. Perciò dissero tra loro: Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca. Così si adempiva la Scrittura: Si son divise tra loro le mie vesti e sulla mia tunica han gettato la sorte. E i soldati fecero proprio così."

Qualcuno può pensare che una tunica tutta di un pezzo e senza cuciture, per quei tempi, fosse sinonimo di ricchezza materiale e di lusso. Secondo me non è proprio così.

Sicuramente un figlio del Re quale è Gesù, non poteva non vestire con abiti di lusso. Infatti i figli del Re vivono nei palazzi del Re e portano morbide vesti. Non vestono ruvide pelli di cammello come vestiva Giovanni Battista.

Veniamo a noi. Cosa vuol dire l'evangelista con quell'episodio? Voglio lasciare alcuni suggerimenti interpretativi o chiavi di lettura, secondo la mia sensibilità spirituale.

Le vesti, dal greco "himation", è l'indumento esterno, cioè la parte più esterna dei vestiti, rappresentano la nostra personalità, il nostro carattere, come ci presentiamo e come vogliamo apparire in pubblico ed è la parte che gli altri vedono di noi ed è soggetta a più interpretazioni. Ad esempio, in certi contesti sociali occorre vestirsi in modo appropriato. Ad un matrimonio ci si veste con giacca e cravatta e non con la maglietta della Juve che invece va bene quando si va allo stadio durante una partita di calcio dove gioca la Juve. Mentre vestirsi con giacca e cravatta ad una partita di calcio può essere non appropriato.

La tunica, dal greco "chitón", è un indumento intimo a contatto con la pelle, la parte che non si vede e rappresenta, secondo me, l'anima, lo spirito, la parte più nascosta e intima della persona e che gli altri non vedono ma che la morte può svelare. Ogni uomo ha un' anima sola indivisibile, un suo spirito unico, che è sempre quello.

Tuttavia sebbene una persona può avere più personalità e caratteri diversi che possiamo manifestare nel modo di vestirci, l'anima della persona, invece, è sempre una sola e indivisibile.

I soldati chi sono e cosa rappresentano?  Il soldato è un romano, è una persona che prende ordini da qualcuno più in alto di lui, è un mero esecutore di ordini al servizio dell'autorità politica romana, uno che esegue gli ordini senza sindacare. Il soldato, a differenza del servo, non può rifiutarsi di eseguire un ordine.

Cosa fanno i soldati romani? Si dividono le vesti di Gesù in quatto parti. Si presume quindi che i soldati erano quattro. Le vesti, abbiamo visto, sono l'indumento esterno. Ciò significa che della figura di Gesù, del suo messaggio, i soldati tirano fuori quattro filoni interpretativi dividendoseli tra di loro e dando vita a quattro filoni teologici del cristianesimo, ragionando anche in termini escatologici. Questi filoni teologici sono quattro, ma possono essere anche di più, ma grosso modo i principali sono quattro: filone cattolico, filone protestante, filone ortodosso, filone orientale.

Quando poi i soldati sono di fronte alla tunica che, abbiamo visto, è la veste più intima di Gesù, cosa fanno? Vedono che è cucita tutta di un pezzo, non la strappano e invece di condividerla tra di loro, se la giocano a dadi, si affidano alla sorte, a chi tocca, tocca.

Secondo me, ragionando anche in senso escatologico, vuol dire che ogni soldato, non comprendendo a fondo il messaggio di Gesù, prende la parte più esterna, la più letterale, quella facilmente più visibile e comprensibile, la interpreta secondo quattro filoni teologici e se ne assegna uno da seguire o da vivere, dando quindi vita a quattro principali filoni teologici del cristianesimo.

Con l'anima di Gesù però questa operazione non riesce, perché l'anima di Gesù è lo Spirito Santo ed è UNO, spirito di unità e di salvezza che, non essendo divisibile, i soldati pensano di assegnare a sorte solo al più fortunato, come pensiamo avvenga con la fede (chi ce l'ha è fortunato e che non ce l'ha pazienza).

Cosa significa ? Questi quattro soldati che si sono divisi la veste esterna di Gesù, non riescono a trovare l'unità nello Spirito Santo, proprio perché sono soldati, non possono ribellarsi all'autorità. Lo Spirito Santo può solo essere condiviso da tutti affinché tutti possano salvarsi nell'unità dello Spirito, ma finché questi quattro soldati giocano a dadi con lo Spirito Santo, spirito di unità, ognuno tenendosi un pezzo della veste esterna di Gesù, le vesti di Gesù resteranno divise e l'unità dei cristiani non la si potrà realizzare. Solo lo Spirito di Gesù unisce ed è nello Spirito Santo, Uno e indivisibile che i cristiani possono trovare l'unità.





Uomo, come te la devo suonare? Guarda che con Dio non si scherza.

Lo vuoi vedere più grosso?


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Italiano: Museo delle Cere di Lourdes - L'asce...

Italiano: Museo delle Cere di Lourdes - L'ascesa di Gesù al cielo (Photo credit: Wikipedia)

Cosa significa l'ascensione di Gesù, salire in cielo, essere assunti in cielo ? Lo chiedo perché per molti non credenti l'ascensione fisica di Gesù è ridicola. La salita al cielo di Gesù può essere ridicola se non la si comprende nel suo significato spirituale ed escatologico. Per cui in questo post cerco di approfondire la cosa secondo quella che è la mia sensibilità spirituale, dando un significato personale all'ascensione di Gesù.

Rileggiamo alcuni brani del N.T. nei quali se ne parla:

Marco 16,19: "Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio."

Luca 24, 54: "Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato verso il cielo."

Atti 1,6-11: "Così venutisi a trovare insieme gli domandarono: "Signore, è questo il tempo in cui ricostituirai il regno di Israele?". Ma egli rispose: "Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta,
ma avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra". Detto questo, fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo. E poiché essi stavano fissando il cielo mentre egli se n'andava, ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: "Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo
".




Gesù sale in cielo. Che significa? Detto così, leggendo i brani letteralmente, la cosa può sembrare ridicola e anche assurda per un non credente o un agnostico, se non la si spiega. Gesù sale fisicamente verso il cielo. Come ciò sia avvenuto, io non lo so spiegare scientificamente, ma ci credo, perché credo alla testimonianza degli evangelisti. Tuttavia cerco di spiegare il significato dell'assunzione in cielo di Gesù per dare un senso logico al fatto.

Cosa ci va a fare Gesù in cielo? Che cosa è il cielo? Cosa rappresenta il cielo? Ce lo dice Gesù a proposito del giuramento, in Matteo 5,35: "ma io vi dico: non giurate affatto: né per il cielo, perché è il trono di Dio; né per la terra, perché è lo sgabello per i suoi piedi; né per Gerusalemme, perché è la città del gran re."

Il cielo, tra i tanti significati, viene visto da Gesù come un trono, il trono di Dio.

La terra invece viene vista come uno sgabello, lo sgabello per i piedi di Dio.

Ma "trono" ha anche il significato di "cattedra". Infatti il dizionario Zingarelli alla voce "cattedra", tra i vari significati, cita anche:  "4. Trono coperto da baldacchino, occupato dal pontefice o dal vescovo durante le funzioni." La cattedra di Pietro, per esempio, è un trono ligneo.

Quindi, se Il cielo è un trono e il trono è una cattedra, risulta più chiaro cosa vuol dire salire in cielo, significa "salire in cattedra", mettersi alla cattedra del cielo, sul trono di Dio. E cosa ci va a fare uno in cattedra o sul trono? Va per regnare e per insegnare, perché Gesù è anche il Maestro, è Dio. Gesù sale in cattedra per diffondere con autorevolezza, attraverso lo Spirito Santo, il suo insegnamento e regnare, facendolo dalla cattedra più alta e più autorevole del mondo che è il cielo, il trono di Dio.

E come avviene la diffusione dell'insegnamento di Gesù e del suo regno sulla terra? Avviene attraverso uno sgabello. Il dizionario Zingarelli definisce la parola "Sgabello" come "Piccolo sedile senza spalliera e gener. senza braccioli". Lo Sgabello è un sedile meno autorevole di un trono, ma non per questo meno utile.

Lo sgabello è più basso di un trono e può servire sia come sedile, sia come scaletta per salire sul trono. Quindi chi pensi si possa sedere sullo sgabello? Dal mio punto di vista spirituale mi pare logico che sullo sgabello sieda il successore di Pietro. Uno sgabello rappresentato in questo caso dalla Cattedra di Pietro e sul quale poggiano i piedi di Dio e del quale Gesù si serve per salire sul trono per regnare e mettersi in cattedra per ammaestrare alla destra del Padre.

Infatti la storia del Cristianesimo dimostra come Gesù ammaestra con autorevolezza il suo popolo sulla terra, diffondendo il suo insegnamento dalla cattedra del Cielo, passando per la terra, per la Chiesa, per lo "sgabello", per la cattedra di Pietro dove siede appunto il successore di Pietro, il Papa.

Attenzione. Il fatto che la terra sia uno sgabello ai piedi di Dio non significa che la terra sia di secondaria importanza rispetto al cielo, ma significa che entrambi svolgono la funzione di servizio, per permettere a Gesù (Dio fatto uomo) di riprendere la sua posizione sul trono alla destra del Padre, dopo essere disceso dal trono per venire in mezzo a noi.

Quindi sia il cielo (il trono di Dio), sia la terra (lo sgabello, il sedile di Pietro e più in generale la Chiesa) vanno rispettati e guai a chi non li rispetta, pensando di invocarli come garanti delle nostre promesse.


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Servi inutili?

Qui intendo commentare un passo del Vangelo di Luca, capitolo 17, versetti 5-19 che, secondo me, viene male interpretato pensando che il discepolo di Gesù debba ubbidire per poi umiliarsi dicendo di essere un "servo inutile":

Simbolo del pesce, legato al Cristianesimo (in...

Simbolo del pesce, legato al Cristianesimo (in quanto acrostico di "Gesù Cristo figlio di Dio salvatore") (Photo credit: Wikipedia)

Gli apostoli dissero al Signore: «Aumenta la nostra fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granellino di senapa, potreste dire a questo gelso: Sii sradicato e trapiantato nel mare, ed esso vi ascolterebbe.
Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà quando rientra dal campo: Vieni subito e mettiti a tavola? Non gli dirà piuttosto: Preparami da mangiare, rimboccati la veste e servimi, finché io abbia mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai anche tu? Si riterrà obbligato verso il suo servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare».

Gli apostoli chiedono a Gesù di aumentare la loro fede, come se la fede fosse qualcosa che si misura e si pesa. Gesù risponde collegando la fede ad una richiesta, ad un comando che risulta assurdo: lo sradicamento di una pianta di gelso e il suo trapianto nel mare dove, non essendoci la terra, la pianta non potrebbe radicarsi e stare in piedi.

Poi Gesù fa una serie di constatazioni. Gesù constata che chi, tra di loro, avesse un servo (oggi il servo lo si chiama lavoratore dipendente), si comporterebbe da padrone dando ordini e facendosi servire, mettendo prima di tutto le sue esigenze e per ultimo quelle del servo.

Gesù fa poi un'ultima constatazione dicendo che anche loro quando si comportano da servi, dopo aver eseguito gli ordini ricevuti, invece di confidare nel padrone e nella sua giustizia, si umiliano in un timore reverenziale verso il padrone stesso, dicendo di essere dei servi inutili e di avere fatto quello che dovevano fare, quasi come a dire: va bene così.. Quindi, quel "dite", secondo me, non è un invito di Gesù a umiliarsi, a non pretendere, a sentirsi come dei servi inutili, ma una amara constatazione di quanto i suoi discepoli si umiliano da soli sottomettendosi all'autorità del padrone.

In quelle condizioni umilianti (di servi inutili), la fede in Dio non può crescere, perché è il discepolo stesso che, considerandosi inutile, non si spinge oltre nei confronti di Dio, non confida in lui, non cerca la sua collaborazione, ma rimane fermo nella sua passività di servo inutile, forse già appagato di avere fatto il suo dovere eseguendo gli ordini del suo padrone. Se i discepoli continuano a considerarsi dei servi inutili, mossi da timore reverenziale nei confronti di Dio, la loro fede resta quella che è, non può crescere. Dio non vuole dei discepoli che si sentono servi inutili, Dio vuole dei collaboratori, degli amici che sappiano rivolgersi a Lui e chiedano con fede.

Infatti, nei versetti successivi a cosa assistiamo? Leggiamo: "Durante il viaggio verso Gerusalemme, Gesù attraversò la Samaria e la Galilea. Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi i quali, fermatisi a distanza, alzarono la voce, dicendo: «Gesù maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono sanati"

Qui Gesù incontra dieci lebbrosi che gli vanno incontro chiedendogli, a voce alta, di avere pietà di loro e vengono sanati. Quei dieci lebbrosi non hanno timore reverenziale nei confronti di Gesù, non si sentono come servi inutili nei confronti di Dio, non si tirano indietro, ma hanno fede e la dimostrano alzando la voce, chiedendo a Gesù di avere pietà e vengono sanati. I lebbrosi sono dieci come sono dieci le vergini che devono andare incontro allo sposo. Solo uno di loro, tuttavia, torna indietro a ringraziare e Gesù cosa gli dice? "Alzati e va'; la tua fede ti ha salvato!
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In questo video lo scrittore Serafino Massoni commenta un articolo uscito sul quotidiano "La Stampa" di recente, dove si riporta la notizia di alcuni imprenditori che, per la difficoltà di ottenere credito dalle banche, si sono suicidati. Serafino Massoni fa poi una carrellata sulle percentuali di suicidi nei vari paesi del mondo riportando le statistiche dell' Organizzazione mondiale della sanità, osservando che gli uomini, in percentuale, si suicidano tre volte di più delle donne e che i suicidi tra la popolazione, in percentuale, sono maggiori in quei paesi più ricchi e culturalmente più sviluppati, dove esiste un Welfare ben consolidato, rispetto ai paesi meno sviluppati dove il Welfare è scarso.

In God We Trust

Il 07/12/2000, il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione proclamano solennemente la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea. Il testo è riportato nel link: https://europa.eu/legislation_summaries/justice_freedom_security/combating_discrimination/l33501_it.htm in particolare nel pdf https://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=OJ:C:2010:083:0389:0403:IT:PDF

Innanzitutto manca nella Carta il riconoscimento delle radici cristiane dell'Europa. Sebbene la storia dell'Europa abbia molto di cui vergognarsi sulle sue "origini cristiane" viste le guerre fratricide che l'hanno travagliata e la travagliano, resta il fatto che il cristianesimo ha condizionato la storia dell'Europa in modo pesante. Il Papa Giovanni Paolo 2° sollecitò a suo tempo il riconoscimento delle radici cristiane dell'Europa, ma la sua voce restò inascoltata.

Se non siamo capaci di riconoscere Cristo quale elemento unificante dei popoli e non siamo capaci di metterlo per iscritto, nero su bianco, in una dichiarazione di intenti comune, non possiamo fare nulla.

"Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla". Giovanni 15,5

Siamo partiti a costruire l'Europa iniziando dall'economia, arrivando a creare una moneta unica: l'Euro, sulla quale affidare il destino dell'unione europea e dei suoi popoli, ma abbiamo perso di vista lo spirito di Gesù, l'elemento principale e ispiratore dell'unità europea.

Sono passati appena undici anni e l'Unione europea stenta a decollare rischiando invece di sfaldarsi miseramente sotto il peso del debito.dei suoi Stati e sotto il peso di una moneta che non garantisce alcuna unità tra i popoli.

Gli americani sono stati più saggi a differenza degli europei che si sono dimostrati stolti. Loro, gli americani, l'olio, cioè la fede in Dio l'hanno scritta sul dollaro, non perché credano nel dollaro, ma perché credono in Dio.

Va beh, datemi una moneta da un cent di dollaro: di chi è questa immagine e cosa significa questa iscrizione? Cosa significa: "IN GOD WE TRUST"? e cosa significa "LIBERTY"? L'immagine è del presidente e l'iscrizione significa: "Noi confidiamo in Dio" e "Liberty" significa libertà, significa che gli americani hanno fede in Dio e credono alla libertà.


moneta da un cent di dollaro 2009


Cosa risponderebbe Gesù a questo punto? Cosa risponderebbe di fronte ad una dichiarazione di fiducia in Dio scritta sulla moneta con la quale si paga il tributo? Sul dollaro americano non c'è solo l'immagine del presidente, ma c'è anche quella dichiarazione di fede in Dio. E' già un passo avanti rispetto alla semplice immagine e al nome dell'imperatore ai tempi di Gesù. Non c'è più il nome dell'imperatore, resta solo più la sua immagine, ma accompagnata da quella frase significativa, ma contraddittoria: "In God we Trust".

Non dimentichiamo che la domanda posta a Gesù dagli erodiani mandati dai farisei era se è giusto o meno pagare il tributo a Cesare. Gesù non ha risposto se è giusto o meno, ma ha risposto di rendere a ciascuno il suo.

Oh, chiedo a te! Cosa avrebbe risposto o cosa risponderebbe Gesù di fronte ad una moneta da un cent di dollaro con scritto sopra : "Noi confidiamo in Dio"?

Avrebbe forse risposto, restituendo loro la moneta: "Andate in pace la vostra fede vi ha salvato"? O meglio: "andate in pace, la vostra fede ha salvato la vostra moneta"?

Secondo me avrebbe detto: "Se avete fiducia in Dio, che ci sta a fare l'immagine del presidente sulla moneta? Rendete dunque la moneta a colui di cui vi fidate, cioè a Dio, come sta scritto. Altrimenti, se non vi va, rendetela al vostro presidente, visto che c'è la sua immagine, ma prima togliete quella iscrizione perché rendendola al vostro presidente vi rendete ipocriti e dimostrate solo di fidarvi del vostro presidente e di non fidarvi di Dio."

Resta comunque un fatto: "Gli americani hanno fatto della loro moneta una dichiarazione di fede in Dio (anche se sbagliata sotto certi punti di vista), gli europei non sono riusciti nemmeno a scrivere le proprie radici cristiane sulla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea. Niente di male, a ognuno le proprie scelte.

Il Sole a mezzanotte

Ho da poco finito di leggere i due libri:

1. Josephp Ratzinger - Benedetto XVI "Gesù di Nazaret" Dall'ingresso in Gerusalemme fino alla risurrezione - LEV
2. Piergiorgio Odifreddi "Caro Papa, ti scrivo" - Mondadori


Copertine dei libri di Joseph Ratzinger e di Odifreddi


Veramente due bei libri. Il libro del Papa l'ho trovato illuminante e di facile lettura. Particolarmente bello il passo a pag 248 dove il Papa dice: "Al discepolo, che è veramente discepolo nella comunione d'amore col Signore, viene affidata la donna: Maria - la Chiesa. ... Sempre di nuovo viene chiesto al discepolo di accogliere nella propria personale esistenza Maria come persona e come Chiesa e di adempiere così l'ultima disposizione di Gesù". Praticamente il Papa identifica Maria con la Chiesa. Occorre però anche ricordare che a Maria, cioè alla Chiesa viene affidato il discepolo che è veramente discepolo nella comunione d'amore col Signore, quindi l'invito all'accoglienza è reciproco".

Il libro di Odifreddi invece "apre la bocca" al Papa riportando e commentando criticamente alcuni passi del libro di Joseph Ratzinger: "Introduzione al cristianesimo" scritto quando non era ancora Papa. Nelle pagine iniziali del libro, in particolare nel capitolo "Credo di capire", Odifreddi tira in ballo la questione: "Comprendere per credere o credere per comprendere?" sulla quale vorrei aprire una riflessione in merito.

Entrambe le posizioni sono valide dal mio punto di vista.

Basta pensare, ad esempio, ad un ipotetico abitante del Polo Nord o di quelle latitudini che ci viene a dire che lui vede il Sole a mezzanotte in un ben determinato periodo dell'anno. E' chiaro, il Sole a mezzanotte io non l'ho mai visto e se quell'abitante non mi spiega perché vede il Sole a mezzanotte in un determinato periodo dell'anno, probabilmente non ci crederei.

Tuttavia, per l'abitante al Polo Nord, il Sole a mezzanotte è una realtà, lui lo vede. Siamo noi che non ci crediamo se non capiamo perché lui lo vede. Facciamo l'ipotesi che l'abitante del Polo Nord non conosca ancora i movimenti dell'asse terrestre e quindi non ci sappia spiegare perché lui vede il Sole a mezzanotte. Quale può essere allora l'atteggiamento da tenere di fronte a tale persona che va in giro a raccontare che lui ha visto il Sole a mezzanotte?

Sbaglierei o non sbaglierei a liquidare l'abitante del Polo Nord come un visionario psicotico perché io prima voglio capire per poter credere al Sole a mezzanotte?

L'atteggiamento corretto, secondo il buon senso, sarebbe quello di cercare di capire perché lui, al suo paese, ha visto il Sole a mezzanotte, mentre qui in Italia invece non lo si è mai visto. Con la Ricerca e il progresso scientifico noi sappiamo che esiste una realtà che non vediamo alle nostre latitudini, ma altri la vedono da una posizione diversa rispetto alla nostra. Ci possiamo credere perché la comprendiamo.

Tuttavia, ipotizzando di non conoscere ancora i movimenti dell'asse terrestre, se parto da una posizione di fede, dando credito all'affermazione dell'abitante del Polo Nord, anche se non la comprendo, è mio dovere cercare di capire perché l'abitante del Polo Nord ha visto il Sole a mezzanotte e quindi è doveroso avviare una ricerca in tal senso piuttosto che deriderlo o farlo passare per un visionario.

L'abitante del Polo Nord, da parte sua, per convincermi della sua verità, in quelle condizioni di ipotetica ignoranza scientifica non può fare altro che dirmi: "Vieni e vedi".

E' proprio ciò che ritroviamo nel Vangelo di Giovanni 1,43, dove si legge: Il giorno dopo Gesù aveva stabilito di partire per la Galilea; incontrò Filippo e gli disse: "Seguimi". Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro. Filippo incontrò Natanaèle e gli disse: "Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazaret". Natanaèle esclamò: "Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?". Filippo gli rispose: "Vieni e vedi."

Appunto: "Vieni e vedi". Come ci vado al Polo Nord per vedere il Sole a mezzanotte? Seguendo colui che proviene dal Polo Nord. E' chiaro che per le conoscenze e i mezzi che abbiamo oggi è scontato il Sole a mezzanotte al Polo Nord, così come al Polo Sud. Tuttavia ancora oggi non è scontata la risurrezione di Gesù.

Odifreddi, nel libro, afferma che da un punto di vista logico la comprensione deve precedere la credenza. Ha ragione da un punto di vista logico. Non posso imporre la fede in un fenomeno o in un miracolo ad una persona che non lo comprende, senza prima spiegargli quel fenomeno o come avviene. Nei vangeli, in ballo c'è la risurrezione nella carne di Gesù. Un fenomeno a tutt'oggi incomprensibile secondo logica. Tuttavia non è detto che la risurrezione nella carne, essendo incomprensibile secondo la nostra logica, non sia avvenuta. Sono libero di non crederci perché non lo comprendo, così come sono libero di crederci riservandomi di avviare una ricerca per arrivare alla comprensione di tale fenomeno. Questa pare essere anche la posizione di Gesù che chiede al Padre di perdonare i suoi carnefici perché non sanno (o meglio non comprendono) quello che fanno. Gli evangelisti ci raccontano la risurrezione di Gesù riportando le testimonianze di altre persone che lo hanno visto risorto, senza spiegarci come ciò sia potuto accadere. Se quelle persone ci avessero raccontato che loro hanno visto il Sole a mezzanotte, probabilmente noi non ci avremmo creduto fino a quando non saremmo giunti alla comprensione di tale fenomeno e senza ipotizzare che l'asse terrestre era così inclinato da rendere possibile tale fenomeno a quelle latitudini.

Morto, si risveglia: https://www3.lastampa.it/esteri/sezioni/articolo/lstp/413184/

In questo post voglio affrontare il tema della legittimazione della proprietà privata da un punto i vista etico ed evangelico. Dico subito che la proprietà privata, secondo me, da un punto di vista etico ed evangelico è una ingiustizia bella e buona. E' una ingiustizia perché dire "proprietà privata" significa dire "esproprio". Sì, esproprio e proprietà privata sono le due facce della stessa medaglia. Non c'è proprietà privata senza l' esproprio di qualcuno. Per poter diventare proprietario esclusivo di un qualsiasi bene, si deve espropriare quel bene a tutta la comunità o a colui che lo ha in uso. Lo si può fare abusivamente (illegalmente) con la forza o la guerra o legalmente con la legge, se quest'ultima prevede e legittima la proprietà privata e l'esproprio.

Sound stones

Ricordo che la proprietà privata poggia su quattro pilastri: proprietà mobiliare (soldi, azioni, titoli, oggetti), proprietà immobiliare (case, terreni, immobili), proprietà intellettuale (Copyright, brevetti, marchi, lavoro intellettuale), proprietà biologica (maternità, paternità, matrimonio, famiglia, testamento biologico, lavoro).

L'art. 42 della Costituzione italiana, tanto per fare un esempio, legittima sia la proprietà privata, sia l'esproprio, a dimostrazione del fatto che proprietà privata ed esproprio sono la stessa cosa. L'aborto volontario, per fare una analogia, è l'equivalente dell'esproprio sotto il profilo della proprietà biologica. Così il divorzio e l'eutanasia.

Ma leggiamo cosa dice il primo comma dell'art 42 della Costituzione: "La proprietà è pubblica o privata. I beni economici appartengono allo Stato, ad enti o a privati." E Dio, il creatore di tutte le cose, o la Natura, per l'ateo, che fine fa? Proprio l'Italia, culla del cristianesimo scarta Dio dalla proprietà dei beni economici assegnandoli invece a chi gli fa più comodo: Stato, enti e privati.

E' evidente che l'articolo 42 non tiene conto del vero proprietario di tutti i beni economici: Dio per il credente, la Natura per l'ateo. Leggendo l'articolo 42, si apprende che la proprietà, secondo la Costituzione, può avere due diramazioni: pubblica o privata, ma la Costituzione non definisce cosa è la proprietà in sé. Lo fa, al suo posto, l'art. 832 del Codice civile, definendo il proprietario come colui che "ha diritto di godere e disporre delle cose in modo pieno ed esclusivo, entro i limiti e con l' osservanza degli obblighi stabiliti dall' ordinamento giuridico". Quello è il proprietario, perché l'espressione: "In modo esclusivo" significa che i diritti o i beni sono attribuiti ad una sola persona, quindi soltanto uno o alcuni possono disporre e godere delle cose e non tutti gli altri che ne sono esclusi. Ma poi cosa si intende per "beni economici"?

Il secondo comma dell' art 42, secondo me, è una contraddizione nei termini perché dice: "La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti."

Come è possibile rendere la proprietà privata accessibile a tutti, quando per diventare proprietario di un bene occorre espropriarlo a chi lo detiene pur corrispondendo un prezzo? L'espropriato non ha più accesso alla proprietà del bene se chi lo ha espropriato, potendone disporre solo lui in modo esclusivo, non glielo cede.

Il terzo comma dell'art. 42 è pure lui una contraddizione nei termini con il comma precedente, leggiamolo: "La proprietà privata può essere, nei casi preveduti dalla legge, e salvo indennizzo, espropriata per motivi d'interesse generale". Che senso ha? Che senso ha diventare proprietari esclusivi di un bene per poi essere espropriati per interesse generale? Allora la proprietà privata, garantita dalla legge come dice il secondo comma, in questo caso non è più garantita dalla legge, perché la legge stessa la espropria. Tanto vale allora che la proprietà resti pubblica e non privata. Eviteremmo di prenderci in giro.

L'ultimo comma è una capolavoro di esproprio nel tempo: "La legge stabilisce le norme ed i limiti della successione legittima e testamentaria e i diritti dello Stato sulle eredità". Con la successione legittima e testamentaria stabilita dalla legge, la proprietà si tramanda nel tempo dal defunto a colui che gli succede, impedendo alla morte di riequilibrare le cose, escludendoti quindi da ogni speranza di giustizia nel tempo. E' lo Stato, persona giuridica, che vanta i diritti sulle eredità, non il cittadino come persona fisica.

Io, da cristiano credente, non accetto questo stato di cose molto volentieri, ma non voglio mettere scompiglio nell'ordinamento giuridico umano consolidato da secoli di errori e di guerre o imporre il mio punto di vista. Secondo me, tutti i beni appartengono a Dio creatore che li dona a tutta l'umanità affinché siano valorizzati e condivisi responsabilmente tra tutti.

I comandamenti di Dio: "non rubare" o "non desiderare la roba d'altri", dal mio punto di vista cristiano, significano non desiderare in modo esclusivo i beni che Dio (o la Natura) ha donato all'umanità, cioè non sottrarre all'uomo e alla sua discendenza la sua quota di proprietà per destinarla in modo esclusivo esclusivamente a te o a qualcun altro. Idem "Non rubare", dal mio punto di vista di credente, significa non espropriare l'uomo di un qualsiasi bene che per diritto naturale appartiene a tutti e quindi anche a te, per farne un bene esclusivo tuo o di qualcun altro, ma godi di quel bene condividendolo equamente con tutti.

Quindi, secondo me, la proprietà privata non solo è una offesa a Dio e all'etica dell'uomo, ma è anche una ingiustizia nei confronti dell'umanità perché legittima un abuso, legittima l'esproprio dei beni che Dio (o comunque la Natura) dona all'umanità attraverso vari modi affinché siano responsabilmente valorizzati e condivisi.

Per cui auspico che l'uomo prenda coscienza di questa ingiustizia e vi faccia fronte non attraverso lo strumento legislativo che mortifica l'uomo sotto molti aspetti imponendo una legge uguale per tutti, ma invece attraverso lo strumento dello Spirito che vivifica l'umanità portandola dalla condizione di "bestiame" senza nome, alla condizione di Chiesa cattolica, unica famiglia universale consapevole, dove tutto è condiviso.

L' inno nazionale italiano è un inno molto orecchiabile, a me piace da un punto di vista musicale. In questo video, a Sanremo, Roberto Benigni ne sa dare una interpretazione cantata umile e nello stesso tempo emozionante, valorizzando il senso di responsabilità che tanti giovani hanno saputo offrire per la difesa dei valori di unità e libertà nazionale.

Tuttavia a me non piace, non tanto l'interpretazione di Benigni, quanto il testo contenuto nell'inno che lo ritengo psicologicamente pericoloso, se mal interpretato. Come ho messo in evidenza in un precedente post, quelle parole di Mameli: "siam pronti alla morte", a me suonano poco cristiane. A quale morte siamo pronti? A quella che ti porta in una tomba esaltando il sacrificio di sé in guerra o a quella che dà la vita per amore del prossimo?

Dal momento che Gesù è morto per la nostra salvezza, la salvezza di tutti, per dare la vita a tutti, quel cantare "siamo pronti alla morte", dal mio punto di vista vanifica il sacrificio di Gesù e snatura la portata salvifica del cristianesimo, facendo pensare che la salvezza si realizza nella morte anziché nella vita.

Il nostro compito è quello di vivere per portare la vita, non quello di morire per finire in una tomba pensando così di dare una vita che non è in nostro potere dare, ma è soltanto nel potere di Gesù, di Dio, perché lui è la Vita. Noi, come cristiani, possiamo solo seguirlo portando la nostra croce, rinunciando a noi stessi, alla nostra vita, alle nostre ambizioni politiche e sociali, per abbracciare quella vita che solo Gesù ci può dare.

Dovremmo cantare: "siamo pronti a vivere", per testimoniare, come cristiani, quella vita che non è di questo mondo, ma che ha il potere di farci risorgere per renderci eterni, vivi e veri figli di Dio.

Sul Cristianesimo e sull'Umanesimo ne parla Don Giorgio De Capitani in questo interessante video che ti segnalo insieme al suo canale video.

"La voce può dare calore alla Parola.
Il centro del Cristianesimo è l'uomo con la u maiuscola e l'ambiente", dice don Giorgio.
C'è molta saggezza nelle parole di questo polemico sacerdote.

Il suo canale video è ricco di molti video polemici, ma interessanti, discutibili se vogliamo, sulle più svariate tematiche sociali e politiche, anche di condanna, soprattutto nei confronti del potere con la p maiuscola e del capitalismo. Alcuni video poi, vogliono dare una scrollata alla gerarchia della Chiesa che, secondo il sacerdote, pare aver perso il senso della Parola e della comunicazione cristiana come spiegato nel seguente video:

33/ Dico la mia sull'ultima enciclica del Papa (si riferisce alla seconda enciclica Spe salvi del 2007)

Vittorio Messori è uno scrittore cattolico che apprezzo e io leggo con interesse i suoi articoli. Ultimamente però non lo riconosco in quello che scrive e mi chiedo dove è finito il Vittorio Messori di "Ipotesi su Gesù", "Scommessa sulla Morte", "Patì sotto Ponzio Pilato?".

Uno degli ultimi articoli pubblicati sul suo sito: una intervista di Andrea Tornielli a Vittorio Messori, dal titolo: "Oltre alla misericordia serve realismo" non mi trova d'accordo con quanto Vittorio Messori risponde alle domande del giornalista.

L'intervista verte sulle dichiarazioni di monsignor Agostino Marchetto, segretario del Pontificio consiglio per i migranti e gli itineranti, in merito al ddl sicurezza che istituisce il reato di clandestinità e autorizza le ronde.

Nell'intervista Vittorio Messori dice che "Ebbene, oggi potremmo tradurre con realismo la virtù della prudenza" e precisa che "non è possibile spalancare la porte a tutti, accogliere tutti. E' necessario, invece, cercare di governare il fenomeno, tenendosi lontani dalla demagogia.".

Secondo il dizionario De Mauro, la demagogia è una "forma degenerata di governo secondante le inclinazioni popolari; degenerazione della democrazia".

Secondo questa definizione allora il cristianesimo è una forma di demagogia. Sì, perché Gesù secondava le inclinazioni popolari compiendo guarigioni, risuscitando i morti e sfamando la folla con i pani e i pesci, invitandola a chiedere e a ricevere..

Il cristianesimo cattolico è universale e abbraccia tutti. La fede in Dio porta il credente ad affidarsi a Dio, senza farsi paturnie sulla possibilità o meno da parte di Dio di accogliere tutti, perché per Dio tutto è possibile.

La mente umana invece è limitata e non riesce a percepire l'infinita grandezza di un Dio padre a cui bastano pochi pesci e pochi pani per sfamare tutti: una folla di migliaia di persone.

Messori risponde: "Bisogna riconoscere che spesso coloro che arrivano nel nostro Paese non sono affatto o non sono soltanto i più bisognosi, ma coloro che hanno potuto pagarsi il viaggio. Rappresentano le élite".

Io mi chiedo se Gesù si fosse fatto questi problemi, discriminando i suoi apostoli e coloro che lo seguivano tra i più bisognosi e i meno bisognosi, tra coloro che potevano pagarsi il viaggio (e di conseguenza le guarigioni) e potevano avere il tempo di seguirlo nei suoi itinerari e coloro che invece non potevano, avrebbe compiuto i miracoli e le guarigioni che i Vangeli riportano? Non è nello stile di Gesù e del cristianesimo fare discriminazioni tra chi può e chi non può.

Alla domanda: "Qual è, invece, il compito dello Stato?", Messori risponde: "Credo valga per lo Stato ciò che vale innanzitutto per se stessi. La prima carità è verso se stessi. Non è possibile amare gli altri se non amiamo noi stessi. Ora, gli Stati, prima di pensare agli altri, devono pensare ai propri cittadini, alla loro vita, al loro lavoro, alla loro sicurezza. ..."

Sono d'accordo, La prima carità è verso se stessi. Tuttavia non è lo Stato che deve pensare ai cittadini, ma siamo noi credenti che dobbiamo pensare ai nostri fratelli. Dio non vuole uno Stato, ma vuole un popolo, una famiglia, una famiglia umana accomunata dalla reciproca solidarietà nella libertà. Lo Stato non rientra tra i piani di Dio, ma soltanto nei piani dell'uomo. Dio vuole un popolo e vuole la salvezza del suo popolo, popolo che deve farsi un corpo solo. Lo Stato, secondo il De Mauro, invece è "una entità giuridica e politica frutto dell'organizzazione della vita collettiva di un gruppo sociale nell'ambito di un territorio, sul quale essa esercita la sua sovranità." Lo Stato non può sostituirsi a Dio nella sovranità di un popolo. Il popolo di Dio è sovrano e si salva se e soltanto se ha l'amore di Dio come punto di riferimento e non lo Stato.

I cittadini sono soggetti alle leggi degli Stati. Tutto bene?
Per niente! Voglio fare un discorso politico ed economico. Ti potrà sembrare un discorso assurdo il mio, tuttavia penso che un filo logico ci sia.

Le leggi degli Stati le fanno i cittadini attraverso alcuni strumenti democratici che prevedono l'elezione dei loro rappresentanti sulla base di scelte politiche ed economiche proposte dai candidati e sulle quali i cittadini sono chiamati a decidere attraverso il voto in elezioni e referendum.

Fino a quando il cittadino non matura una consapevolezza della propria autodeterminazione spirituale basata sull'amore, sarà necessario procedere in questo modo, per quanto sia una violenza nei confronti dell'uomo stesso, perché in questo modo al cittadino è imposto obbligatoriamente di adeguarsi e uniformarsi al rispetto della legge (giusta o ingiusta che sia) emanata dallo Stato. Questo modo di procedere espropria il cittadino dalle proprie responsabilità civili e morali per delegarle ad altri che decidono al suo posto. Così alla fine al cittadino resta l'obbligo e non la libertà di osservare scrupolosamente leggi fatte da persone che possono anche violentare la nostra morale.

Invece dovrebbe essere il cittadino a darsi una sua legge emanata del buon senso, sulla base della propria coscienza e maturità spirituale e civica acquisita vivendo in una comunità solidale e responsabile.

Ad esempio
prendiamo un imprenditore italiano. Questi, per legge, è obbligato a dotare i suoi operai di un caschetto di protezione ai fini della sicurezza, legge 626. Il caschetto omologato costa 50 euro, l'imprenditore ha 100 operai, totale spesa 50 * 100= 5.000 euro. Questa spesa l'imprenditore la deve recuperare caricandola sul prodotto finale che da un costo di 10 euro finisce per costare 11 euro con un aumento di 1 euro.

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Lo stesso prodotto viene fatto in Cina dove forse non c'è una legge 626 e gli imprenditori possono fare lavorare gli operai senza caschetto, infiascandosene della loro sicurezza e incolumità. Per cui il costo del prodotto finale fatto in Cina resta di 10 euro.

Io vado al mercato e vedo due prodotti identici: uno costa 10 euro l'altro costa 11 euro. Quale scelgo? Il (falso) buon senso mi dice di scegliere il prodotto che costa meno senza stare a chiedermi se chi lo ha prodotto ha usato o non ha usato il caschetto. Prendo quindi il prodotto da 10 euro, risparmio 1 euro che posso dare in beneficenza o andare a prendermi un caffè, per esempio.

Il guaio è che l'imprenditore soggetto alla legge 626, legge che tutela l'incolumità e la sicurezza degli operai e anche la nostra, alla fine non vende perché schiacciato dalla concorrenza cinese e un bel giorno dovrà chiudere la baracca e mandare a casa gli operai.

Cosa c'entra il cristianesimo in tutto questo? C'entra. Cristo dice di amare il prossimo. Per un imprenditore cristiano il prossimo più prossimo sono i suoi operai. Amarli significa provvedere alla loro sicurezza e incolumità. Per cui l'imprenditore cristiano è tenuto per amore a dotare i suoi operai di un caschetto, non perché lo dice la legge 626, ma perché lo dice Gesù che si fa coscienza umana. Lui non te lo dice direttamente, ma te lo dice indirettamente, attraverso l'invito ad amare il prossimo. Se ami, ci tieni all'incolumità di chi ami e gli metti il caschetto omologato in testa. Naturalmente non ti fai paturnie di costi perché come cristiano sei tenuto a servire Dio che è amore e non mammona, per cui apri il portafoglio, compri i 100 caschetti, costi quel che costi.

E se poi non ce la fai a rientrare dei costi? Dispiace licenziare 100 operai-ciclisti. Allora che fai? Sul margine di utile non ci puoi giocare, riducendolo ulteriormente, perché lo hai già ridotto all'osso. Ti rendi conto che non ha più senso mantenere in piedi una attività che non produce utili, ma è in perdita, per cui decidi di chiudere e licenziare i 100 operai con i loro 100 caschetti e quindi tanto vale. Non ha tanto senso avviare una attività dove il costo per proteggere la vita degli operai rischia di far perdere il lavoro stesso agli operai.

Dove sta l'errore? L'errore sta in noi, nel cittadino egoista non solidale che preferisce, a parità di qualità, il prodotto più economico, senza chiedersi perché un prodotto costa meno di un altro. E' la legge del mercato che premia i prodotti migliori a parità di prezzo o quelli più economici a parità di qualità.

Come la risolviamo? Non di certo con le leggi protezioniste o spostando la produzione in Cina dove il costo del lavoro è più basso. La si risolve sensibilizzando sul piano spirituale e culturale in modo da diffondere una cultura cristiana basata sulla dignità della persona e sulla solidarietà, dove il prezzo da pagare per un prodotto lo stabilisce chi compra e non chi vende. Così che l'imprenditore cinese, una volta sensibilizzato, decida liberamente di adottare il caschetto per i suoi operai anche se la legge non lo obbliga, tanto il prezzo lo fa il consumatore e non più il venditore e quindi il caschetto lo pagherà come riterrà giusto pagarlo. Ma a quel punto l'imprenditore che fa impresa non è più un imprenditore, ma diventa un operaio.

Sei tu che comperi che decide il prezzo e non chi vende. E se decidi che il prezzo di un prodotto deve essere basso, se non gratis, allora devi essere pronto ad accettare il fatto che anche il costo della tua manodopera necessaria per produrre quel prodotto può essere giudicato a gratis. E non ti lamentare se sei sottopagato, perché sei tu che, in questo caso, decidi il prezzo dei prodotti. Se hai pochi soldi, pagherai anche meno i prodotti, perché il prezzo lo decidi tu.

Del resto non dimenticare che Dio in fatto di retribuzione del lavoro non è meritocratico, non fa discriminazioni e paga tutti allo stesso modo con un soldo. Ma tu puoi chiedere a Lui quello che vuoi e Lui te lo dà. Facciamo anche noi così.

O forse qualcuno preferisce vedere un altro genere di caschetto ?


Lettere dell'alfabeto greco:
1 ? ?lfa 2 ? Beta 3 ? Gamma 4 ? Delta 5 ? Epsilon 6 ? Digamma* 7 ? Stigma* 8 ? Zeta 9 ? Eta 10 ?Heta* 11 ? Theta 12 ? Iota 13 ? Kappa 14 ? Lambda 15 ? Mi 16 ? Ni 17 ? Xi 18 ? Omicron

19 ? Pi

20 ? San* 21 ? Sho* 22 ? Qoppa* 23 ? Rho 24 ? Sigma 25 ? Tau 26 ? Ypsilon 27 ? Phi 28 ? Chi 29 ? Psi 30 ? Omega 31 ? Sampi*

Teorema del delirio: "La posizione della lettera greca pi greco sull'alfabeto greco è quella che più si avvicina alla golden section o sezione aurea di 1,618." Infatti 31/1,618 = 19,16 che possiamo approssimare alla diciannovesima posizione del Pi greco. Il pi greco è un numero trascendente, direi quasi mistico.

Fibonacci Numbers


Fibonacci numbers" of the sequence divided by each other will approach the golden ratio ? (phi)

La golden section viene chiamata anche la sezione divina e dovrebbe coincidere con la nascita di Gesù nella Storia per poi chiudere il ciclo sull'Alfa e l'Omega. Tuttavia si nota che prendendo in mano la Bibbia, Antico Testamento (46 libri) e Nuovo Testamento (27 libri) dividono la Bibbia in prossimità della sezione aurea. La sezione aurea è quel punto C di un segmento AB dove (AC + CB)/AC = AC/CB. Nel caso dei libri della Bibbia si ha: (46+27)/46 = 46/27 = 1,6-1,7

? Phi = 1,618 = golden section, chiamata anche sezione aurea

Numeri della successione di Fibonacci:
0 1 1 2 3 5 8 13 21 34 55 89 144 233 377 610 987 1597 2584 4181 6765

Update: Se consideriamo il calendario Maya, ci accorgiamo che una era per i Maya corrisponde a circa 5125 anni con inizio il 3114 ac e termine il 2012 dc. Calcoliamo la sezione aurea di questo arco di tempo di 5125 anni: 5125/1,6180339887 = 3167 anni. Normalizziamo riportandoci indietro di 3114 anni: 3167 - 3114 = 53 dc.

Se assumiamo in via ipotetica che la sezione aurea coincida con la data della nascita (o morte ?) di Gesù, il calendario Maya e la sua sezione aurea ci dicono che Gesù sarebbe dovuto nascere o morire nel 53 dc, ipotizzando che sia corretta la data di inizio dell'era maya del 3114 a.c.

Quindi un margine di errore di 53 anni sulla nascita o di 20 anni sulla morte. Un risultato che tuttavia non si discosta di molto dalla data di riferimento del calendario gregoriano. Possiamo quindi affermare che la "sezione divina" o sezione aurea del quinto ciclo del calendario Maya corrisponde al nostro primo secolo, secolo che vede la nascita del cristianesimo.

Golden Ratio in Human Body Il link ti fa capire come Dio abbia creato l'uomo a sua immagine e somiglianza.

Per saperne di più: Fibonacci Numbers and the Golden Section

Il matrimonio religioso canonico della Chiesa cattolica è un sacramento sancito dal canone 1055 del Codice di Diritto Canonico che recita: "§1. Il patto matrimoniale con cui l'uomo e la donna stabiliscono tra loro la comunità di tutta la vita, per sua natura ordinata al bene dei coniugi e alla procreazione e educazione della prole, tra i battezzati è stato elevato da Cristo Signore alla dignità di sacramento. §2. Pertanto tra i battezzati non può sussistere un valido contratto matrimoniale, che non sia per ciò stesso sacramento."

Il Battesimo è un altro sacramento della Chiesa cattolica.

Ora, siccome giustamente il matrimonio religioso è un sacramento, tale deve restare. Il matrimonio è sacro. Ma vediamo quali sono le definizioni "laiche" di sacro e sacramento che il dizionario De Mauro dà: sacramento = "ciascuno dei riti religiosi propri del cristianesimo, considerati dai credenti come istituiti da Cristo per operare la salvezza dell'uomo", sacro = "che riguarda la presenza e le manifestazioni del divino, che si riferisce alla religione e al culto".

Quindi il sacramento è un rito religioso istituito da Cristo per la salvezza dell'uomo. Il Catechismo, però, va oltre e considera il sacramento come un segno della grazia, un sigillo spirituale attraverso il quale si accede alla vita divina, ovviamente sempre ai fini della salvezza dell'uomo.

Tuttavia il matrimonio religioso canonico, quando è concordatario, cioè quando produce effetti civili in virtù dall'art. 8 della legge 25 marzo 1985, n. 121, rischia di diventare una sorta di sacrilegio a mio avviso, perché il matrimonio cattolico concordatario unisce il sacro con il profano.

Vediamo le definizioni "laiche" di profano e sacrilegio che dà il dizionario De Mauro: profano = "che non ha carattere sacro, che appartiene alla sfera secolare, mondana, che non ha attinenza con la religione", sacrilegio = "profanazione di persone, cose o luoghi sacri".

Il sacrilegio è una profanazione, cioè il sacrilegio rende profano ciò che è sacro ed è un peccato contro il primo comandamento. Profano è ciò che non è sacro e non ha attinenza con la religione. Quando si realizza la profanazione del sacramento del matrimonio? Si realizza quando il sacerdote, durante il rito religioso del matrimonio, dà lettura degli articoli del Codice civile 143, 144 e 147 agli sposi, gli fa firmare l'Atto di Matrimonio e lo trasmette all'Ufficiale di stato civile. In questo modo unisce il sacro al profano.

Chiediamoci: il Codice civile è sacro? No! Il Codice civile appartiene alla sfera secolare dello Stato e non è sacro. Infatti la definizione di "secolare" data dal dizionario De Mauro è "che è proprio del secolo, della vita laica". Gli articoli del Codice civile fanno parte della laicità dello Stato e con il sacro non hanno nulla a che vedere.

Se dunque, Il peccato, tramite il sacramento del matrimonio, non domina più sugli sposi poiché non sono più sotto la legge, ma sotto la grazia (Romani 6,14), perché richiamare gli articoli della legge?

Gli articoli del Codice Civile citati sono articoli laici e civili, frutto degli uomini e vengono dopo la legge di Dio, non hanno nessuna sacralità.

E' come se, a chi decide di sposarsi in municipio, il Sindaco leggesse alcuni passi del Vangelo agli sposi. Non ha senso. Tanto varrebbe sposarsi in Chiesa a quel punto o in municipio nell'altro caso.

Non ti scandalizzare se dico che Il Matrimonio concordatario è un sacrilegio dal mio punto di vista. Secondo la mia sensibilità spirituale il matrimonio cattolico rende profano un sacramento o meglio, realizza una perfetta unione, un impasto tra ciò che è sacro e ciò che è profano con quella lettura degli articoli del Codice civile.

Io mi chiedo che bisogno ha un rito sacramentale di richiamare gli articoli laici e secolari del Codice civile. Gli articoli in questione riguardano i diritti e i doveri dei coniugi nei confronti del consorte, della famiglia e della prole. Diritti e doveri che dovrebbero già essere acquisiti nel Codice di Diritto Canonico in conseguenza del nuovo comandamento dato da Gesù, "amatevi gli uni gli altri", valido non solo nell'ambito esclusivo della famiglia ristretta, ma nell'ambito dell'umanità intera.

Per questo motivo il matrimonio concordatario, dal mio punto di vista, sconfina nel sacrilegio (per chi vuole essere cristiano), perché trascura l'amore universale, nuovo comandamento di Gesù e quindi di Dio, contemplandolo solo all'ambito ristretto ed esclusivo della famiglia monogamica costituita da marito, moglie e figli, trascurando (perché gli articoli del Cod. civ. richiamati non li contemplano) gli impegni e i doveri che ogni uomo credente o meno, non solo marito e moglie, si deve assumere nei confronti di tutti gli altri uomini (suoi fratelli) e non soltanto nei confronti dei propri figli e consorte.

Gesù spazia a 360 gradi, Lui non conosce confini, né limiti. Per amore si fanno pazzie. Perché citare gli articoli del Codice civile, quando il cristiano ha i quattro Vangeli a cui fare riferimento?

Proposta di matrimonio in volo.

Hindu Cristiana 1

Hindu Cristiana 1


Musica Cristiana Indu

Certo che se il cristianesimo si riduce a quello che si vede e si sente in https://www.zonakristiana.tk, capisco perché gli Indù prendono a bastonate i cristiani.

Matteo 10,14
"Se qualcuno poi non vi accoglierà e non darà ascolto alle vostre parole,

uscite


da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dai vostri piedi."

Marco 6,11
"Se in qualche luogo non vi riceveranno e non vi ascolteranno, andandovene, scuotete la polvere di sotto ai vostri piedi, a testimonianza per loro."

Il quindicinale del Movimento dei focolari "Città nuova" dedica la copertina del n. 15/16 2008 all'incontro del Papa con i giovani a Sidney per la Gmg 2008, con un titolo ad effetto: "Benedetto ai giovani: cambiate il mondo".

Anche il Corriere.it dedica un articolo a questo invito del Papa ai giovani, in occasione della sua visita ai partecipanti del mega-raduno dell'Agorà a Loreto, avvenuta l'anno scorso. Seguono a ruota i quotidiani Repubblica.it, La Stampa, come anche Il Sole 24ore che riportano, sullo stesso tono, le parole del Papa, dell'anno scorso a Loreto.


Agorà Loreto 07 - Le parole del Papa durante la veglia

Agorà Loreto 07 - Il Papa risponde alle domande dei giovani

Loreto 2007

Link:

"Cambiare il mondo" sta a cuore al Papa e non soltanto a lui. Tuttavia quella espressione, senza una spiegazione, dice tutto e non dice niente, perché io ci sto provando a cambiare il mondo con questo sito che intende testimoniare la mia fede per Gesùe promuovere i valori del cristianesimo. Comunque penso che non è soltanto mettendo in piedi un sito di ispirazione cristiana che si cambia il mondo. Il mondo cambia se tu sei il primo a cambiare e a dare una testimonianza di cambiamento, come ha fatto Gesù.

Prima di mettersi a cambiare il mondo, però, bisogna capire come si intende cambiare il mondo e non è detto che tutti intendano cambiarlo. A qualcuno può anche andare bene così, a qualcun altro no. Il mondo, per chi crede, lo ha creato Dio Padre. Cambiare un'opera di Dio, da un lato mi lascia un po' perplesso e sconcertato e, dall'altro lato, mi sembra di rinfacciare a Dio che la sua opera così com'è non va bene e va cambiata.

Ma ascoltiamo come il Papa intende farci cambiare il mondo, dalle sue parole, da come le riporta La Stampa: "Nel progetto divino - ha detto Benedetto XVI - il mondo non conosce periferie". Per evitare di restare "ai margini della società e della storia, occorre comprendere che: la grandezza della nostra vita sta nello scoprire di essere amati e proprio per questo chiamati ad amare. La società oggi - ha affermato il Pontefice - ha bisogno della solidarietà e che Cristo sia presente al centro del mondo.

Il mondo - ha aggiunto - deve cambiare. Andate, vivete, amate! Agli occhi di Dio ciascuno di voi è importante. Nessuno di voi pertanto si senta marginale; nessuna vita è senza importanza e senza senso; siete tutti veramente importanti, protagonisti perché siete al centro dell' amore di Dio. Non dovete aver paura di sognare ad occhi aperti grandi progetti di bene e non dovete lasciarvi scoraggiare dalle difficoltà . Cari giovani, costituite la speranza della Chiesa in Italia. A tutti vorrei giungesse questa mia parola: il Papa vi è vicino, condivide le vostre gioie e le vostre pene, soprattutto condivide le speranze più intime che sono nel vostro animo e per ciascuno chiede al Signore il dono di una vita piena e felice, una vita ricca di senso, una vita vera. Non abbiate paura, ci sono forse sogni irrealizzabili quando a suscitarli e a coltivarli nel cuore è lo Spirito di Dio? Purtroppo oggi, non di rado, un' esistenza piena e felice viene vista da molti giovani come un sogno difficile, e qualche volta quasi irrealizzabile. Tanti vostri coetanei guardano al futuro con apprensione e si pongono non pochi interrogativi. Lasciate che questa sera io vi ripeta: ciascuno di voi se resta unito a Cristo, può compiere grandi cose. Ecco perché, cari amici, non dovete aver paura di sognare ad occhi aperti grandi progetti di bene e non dovete lasciarvi scoraggiare dalle difficoltà. Cristo ha fiducia in voi e desidera che possiate realizzare ogni vostro più nobile ed alto sogno di autentica felicità . Niente è impossibile per chi si fida di Dio e si affida a Lui."

Ecco come il mondo va cambiato secondo il Papa: "andate, vivete e amate, rimanendo uniti a Cristo".

Condivido le parole del Papa e aggiungo che per rimanere uniti a Cristo, occorre conoscerlo bene e sapere chi è. Si può conoscere Gesù per mezzo del Vangelo se questo viene aperto e letto da cima a fondo diverse volte, perché si scoprono tante cose nuove e importanti di Lui che spesso non sono affatto scontate.

Per conoscere chi è Gesù, il mio consiglio è quello di leggere il Vangelo e attenersi a quanto insegna Gesù, chiedendo allo Spirito Santo di chiarirci ciò che non è sempre chiaro. Il mondo si cambia imparando a diffondere l'insegnamento di Gesù in tutto il mondo e a metterlo in pratica.

Gesù fascista?

Leggo su repubblica.it e corriere.it l'articolo dal titolo: «L'Italia corre il rischio fascismo»
Scontro Famiglia Cristiana-Governo. Sottotitolo: Nuovo affondo del settimanale cattolico contro il governo Berlusconi. Replica Giovanardi: «Fascisti i vostri toni».

La polemica nasce dalla decisione del Governo Berlusconi, tramite alcune proposte di legge, una delle quali avanzata dal Ministro Maroni, di prendere le impronte ai bambini rom, al fine di censirli per aumentare la sicurezza dei cittadini.


Per il cristiano, i bambini appartengo a Dio e chi li tocca, dai pedofili ai politici, tocca Dio e dovrà poi vedersela con Lui che ne chiede conto. Sempre!

Ritengo offensiva e fuori luogo la replica del Governo per voce di Giovanardi e Gasparri i quali, replicando dando del "fascista" ai toni di un settimanale cristiano che paventa un rigurgito fascista, finiscono per offendere anche tutti quelli che nei valori cristiani si ritrovano e quindi, a mio giudizio, si mette sullo stesso piano di quei professori e studenti che manifestarono contro la visita del Santo Padre alla Sapienza di Roma, all'inizio dell'anno, impedendogli di esprimere il suo pensiero.

Ma cosa vuol dire fascista? Vediamo la definizione di "fascismo" data dal dizionario italiano De Mauro Paravia: "movimento politico, fondato da Benito Mussolini nel 1919, che fu al potere in Italia dal 1922 al 1943, dando vita a un regime dittatoriale a carattere totalitario, nazionalista e anticomunista, al quale si ispirarono molteplici movimenti e regimi in Europa e nel resto del mondo".

Chiediamoci se questa definizione si addice a Gesù, alla sua persona e al suo insegnamento, perché il cristiano è colui che ascolta è mette in pratico l'insegnamento di Gesù. Personalmente non ce lo vedo proprio un Gesù fascista.

Ma ora vediamo cosa dice Wikipedia alla voce "fascismo": "Il fascismo fu un movimento politico italiano del XX secolo, rivoluzionario e reazionario[1], di carattere nazionalista e totalitario, che sorse in Italia per iniziativa di Benito Mussolini alla fine della prima guerra mondiale. Di ispirazione sindacal-corporativa, combattentistica[2], Socialista revisionista[3] e organicista[4], raggiunse il potere nel 1922 con un colpo di stato e si costituì in dittatura nel 1925. Il fascismo descrive sé stesso come una terza via tra capitalismo liberale e comunismo marxista, basata su una visione organicista, corporativista e totalitaria dello Stato. Radicalmente e violentemente contrapposto al comunismo e pur riconoscendo la proprietà privata, il fascismo rifiuta infatti anche i principi della democrazia liberale.".

Non si discosta di molto dalla precedente. Si addice a Gesù questa descrizione? Non direi proprio. Primo perché Gesù era universale, cioè invitava a predicare il suo messaggio in tutto il mondo e non soltanto in Palestina. Invitava a farsi Uno, cioè a unire i cristiani in un solo popolo. Non in una nazione e nemmeno in uno Stato autonomo tra più Stati e quindi Gesù non può definirsi nazionalista, semmai mondialista. Secondo perché Gesù non era un politico dittatoriale. Infatti quando lo vollero fare re, Gesù scappò via e andò a rifugiarsi sui monti, tutto solo.

Condivido la posizione critica di Famiglia Cristiana nei confronti del Governo che pare perdere di vista i valori cristiani ai quali intende ispirarsi, per assumere, a mio giudizio, posizioni sempre più assolutistiche e dittatoriali, senza considerare le proposte provenienti da posizioni cristiane.

Il Governo, secondo me, dovrebbe ascoltare le critiche del settimanale Famiglia Cristiana e porvi rimedio con umiltà e amorevole sollecitudine, secondo le linee guida tracciate da Gesù, se vuole sentirsi cristiano. Noi cristiani, tuttavia, non dobbiamo dimenticare che Dio perdona, ma gli italiani e più in generale gli uomini, purtroppo non sempre perdonano. La fine che ha fatto il capo dei fascisti italiani: Benito Mussolini, lo dimostra e dovrebbe essere di monito ad ogni uomo che intende ripercorrerne le gesta. Così la fine del capo dei cristiani: Gesù Cristo, morto in croce e risorto, dovrebbe essere di testimonianza a tutti quelli che intendono credere in lui.

Tuttavia mentre Gesù è risorto e vive nel cuore del credente dando senso e gioia alla sua vita, Mussolini invece vive solo nei libri di storia, dando un senso di delusione e frustrazione alla nostra vita.

Quali alternative alle impronte? Maggiore attenzione ai valori del cristianesimo per i quali questo sito è nato. Valorizzazione degli insegnamenti di Gesù. Più serietà e coerenza nel proporre lo stile di vita cristiano. Sono tutte alternative volte a rafforzare lo "spirito" cristiano che poggia sull'amore, sulla condivisione, sull'accoglienza, sul rispetto della dignità umana e della sua libertà, sempre nel rispetto della vita dell'uomo. Senza queste basi, non possiamo illuderci di costruire una società giusta e laica.

Duce. Vincere e vinceremo

Primo Levi oggi, profezie di uno scrittore.