Misericordia e realismo

Vittorio Messori è uno scrittore cattolico che apprezzo e io leggo con interesse i suoi articoli. Ultimamente però non lo riconosco in quello che scrive e mi chiedo dove è finito il Vittorio Messori di "Ipotesi su Gesù", "Scommessa sulla Morte", "Patì sotto Ponzio Pilato?".

Uno degli ultimi articoli pubblicati sul suo sito: una intervista di Andrea Tornielli a Vittorio Messori, dal titolo: "Oltre alla misericordia serve realismo" non mi trova d'accordo con quanto Vittorio Messori risponde alle domande del giornalista.

L'intervista verte sulle dichiarazioni di monsignor Agostino Marchetto, segretario del Pontificio consiglio per i migranti e gli itineranti, in merito al ddl sicurezza che istituisce il reato di clandestinità e autorizza le ronde.

Nell'intervista Vittorio Messori dice che "Ebbene, oggi potremmo tradurre con realismo la virtù della prudenza" e precisa che "non è possibile spalancare la porte a tutti, accogliere tutti. E' necessario, invece, cercare di governare il fenomeno, tenendosi lontani dalla demagogia.".

Secondo il dizionario De Mauro, la demagogia è una "forma degenerata di governo secondante le inclinazioni popolari; degenerazione della democrazia".

Secondo questa definizione allora il cristianesimo è una forma di demagogia. Sì, perché Gesù secondava le inclinazioni popolari compiendo guarigioni, risuscitando i morti e sfamando la folla con i pani e i pesci, invitandola a chiedere e a ricevere..

Il cristianesimo cattolico è universale e abbraccia tutti. La fede in Dio porta il credente ad affidarsi a Dio, senza farsi paturnie sulla possibilità o meno da parte di Dio di accogliere tutti, perché per Dio tutto è possibile.

La mente umana invece è limitata e non riesce a percepire l'infinita grandezza di un Dio padre a cui bastano pochi pesci e pochi pani per sfamare tutti: una folla di migliaia di persone.

Messori risponde: "Bisogna riconoscere che spesso coloro che arrivano nel nostro Paese non sono affatto o non sono soltanto i più bisognosi, ma coloro che hanno potuto pagarsi il viaggio. Rappresentano le élite".

Io mi chiedo se Gesù si fosse fatto questi problemi, discriminando i suoi apostoli e coloro che lo seguivano tra i più bisognosi e i meno bisognosi, tra coloro che potevano pagarsi il viaggio (e di conseguenza le guarigioni) e potevano avere il tempo di seguirlo nei suoi itinerari e coloro che invece non potevano, avrebbe compiuto i miracoli e le guarigioni che i Vangeli riportano? Non è nello stile di Gesù e del cristianesimo fare discriminazioni tra chi può e chi non può.

Alla domanda: "Qual è, invece, il compito dello Stato?", Messori risponde: "Credo valga per lo Stato ciò che vale innanzitutto per se stessi. La prima carità è verso se stessi. Non è possibile amare gli altri se non amiamo noi stessi. Ora, gli Stati, prima di pensare agli altri, devono pensare ai propri cittadini, alla loro vita, al loro lavoro, alla loro sicurezza. ..."

Sono d'accordo, La prima carità è verso se stessi. Tuttavia non è lo Stato che deve pensare ai cittadini, ma siamo noi credenti che dobbiamo pensare ai nostri fratelli. Dio non vuole uno Stato, ma vuole un popolo, una famiglia, una famiglia umana accomunata dalla reciproca solidarietà nella libertà. Lo Stato non rientra tra i piani di Dio, ma soltanto nei piani dell'uomo. Dio vuole un popolo e vuole la salvezza del suo popolo, popolo che deve farsi un corpo solo. Lo Stato, secondo il De Mauro, invece è "una entità giuridica e politica frutto dell'organizzazione della vita collettiva di un gruppo sociale nell'ambito di un territorio, sul quale essa esercita la sua sovranità." Lo Stato non può sostituirsi a Dio nella sovranità di un popolo. Il popolo di Dio è sovrano e si salva se e soltanto se ha l'amore di Dio come punto di riferimento e non lo Stato.