La monotonia del posto fisso

Oggi, 1° maggio è la festa del lavoro o dei lavoratori. Per cui ho deciso di fare un post per dire quello che penso. Parlare di festa del lavoro è una assurdità ed una ipocrisia, secondo me, perché l'uomo non è nato per lavorare e sudare. Il lavoro secondo il libro della Genesi è la conseguenza del peccato originale, la disubbidienza a Dio, la disubbidienza al Padre. Dio punisce l'uomo disubbidiente scacciandolo dal paradiso terrestre mandandolo a lavorare e a sudare per guadagnarsi il pane. E' chiaro il discorso? Se vuoi stare nel giardino di Dio, gli devi ubbidire. Ma in origine non era così. Infatti Dio ha creato l'uomo per metterlo nel suo giardino e coccolarselo. Per cui il lavoro è una gran maledizione sotto certi punti di vista, perché è fatica e sudore. Festeggiarlo con una festa, secondo me è solo ipocrisia allo stato puro.

Al di là di questo, il lavoro è stato oggetto di molte battaglie sociali da parte dei lavoratori nel corso della storia, battaglie che hanno portato il lavoro ad essere regolamentato e tutelato dalla Legge. Una di queste tutele in Italia è l'art. 18 dello Statuto dei lavoratori, in merito al licenziamento senza giusta causa.

Recentemente Mario Monti ha iniziato una campagna psicologica e mediatica contro l'art. 18 per arrivare ad una sua riforma e superamento, partendo dal principio che l'art. 18 può essere pernicioso per lo sviluppo dell'Italia. "Non è un tabù. L'articolo 18 può essere pernicioso per lo sviluppo dell'Italia"; viene riportato da "il Fattoquotidiano" del 01/02/2012 . Cosa significa "pernicioso"? Secondo lo Zingarelli, vocabolario della lingua italiana, pernicioso significa: "Che provoca gravi danni, che comporta conseguenze funeste". Nella trasmissione televisiva "Matrix" Mario Monti rincara la dose dicendo: "Ma che monotonia il posto fisso". Ascoltalo:

Mario Monti ha ragione dal suo punto di vista di esponente patriarcale del governo. Ma quello che voglio qui sottolineare è che il lavoro diventa maledizione e iniquità sociale quando il frutto del tuo lavoro e quindi delle tue fatiche va a beneficio quasi esclusivo di altri e non viene condiviso equamente tra tutti. E' insopportabile lavorare 4, 8, 12,16,20 ore al giorno a quasi esclusivo beneficio di un padrone o di uno Stato che ti sfrutta approfittando di una situazione contingente a te sfavorevole, di una classe politica e amministrativa patriarcale che siede in Parlamento o nelle Regioni, o nelle Province o nei Comuni o in Europa o all' Onu e stipendiata 10 volte di più di quanto sei stipendiato tu. Per fare cosa, poi? Fa rabbia e crea un malcontento che può sfociare in ribellione, se non fosse represso dal potere patriarcale attraverso l'uso delle forze dell'ordine che reprimono con la forza e la violenza ogni forma di ribellione che faccia uso della violenza.

Mario Monti vede la monotonia del posto fisso, ma non vede o fa finta di non vedere la monotonia del matrimonio monogamico patriarcale dove, per coerenza ai principi religiosi del patriarcato, ti toccherebbe vivere tutta la vita con la stessa persona. Non si tratta di posto fisso, ma di consorte fisso. Ora, se l'Italia è riuscita ad andare oltre il matrimonio introducendo il divorzio che ti svincola dal consorte fisso, non vedo perché non si possa fare la stessa cosa con il posto fisso, secondo la più classica tradizione patriarcale che ti vuole ubbidiente al patriarca datore di lavoro e licenziarti se non gli ubbidisci muto e rassegnato.

Il matrimonio è un contratto come lo è il contratto di lavoro. Alla base di questi contratti ci sta poi sempre lei: quella bestia nera che è la proprietà privata regolamentata dalla legge patriarcale. In entrambi i casi la legge prevede comunque delle tutele ipocrite per i soggetti più deboli: la donna nel matrimonio, il lavoratore nel lavoro. Ma la legge la detta il patriarca a sua tutela, al principale fine di garantirsi la certezza della proprietà dei propri figli e non quella di altri padri, cioè della paternità.

Ho parlato prima di situazione contingente a te sfavorevole. Qual è questa situazione contingente a te sfavorevole? E' quella di nascere nudo e nullatenente, per di più con un debito sulla groppa determinato dal peccato originale per aver disubbidito al Padre. E' una situazione che volente o nolente tu erediti e che ti rende "schiavo" di chi è più anziano di te, di chi è venuto prima di te che sono i tuoi genitori di cui tu sei loro proprietà privata fino alla maggiore età e anche oltre.

Tu non nasci libero, ma appartieni principalmente ai tuoi genitori, e in seconda battuta, in loro mancanza, ai tuoi nonni o ai tuoi zii e zie. Genitori che di te sono responsabili facendo di te una loro esclusiva proprietà privata e ai quali tu devi l'onore e il rispetto, secondo i più comuni canoni della società patriarcale.

La società patriarcale fa della proprietà privata il perno sul quale tutto il resto ruota: dai beni materiali al lavoro che quei beni li produce e gestisce. Finché ubbidisci al padre come figlio di sua proprietà esclusiva e quindi ubbidisci ai tuoi genitori terrestri, puoi godere del paradiso terrestre e dei beni del padre. Ma come ti azzardi a disubbidire al padre, rischi di finire fuori dal paradiso terrestre, rischi di essere scacciato, non più riconosciuto come figlio legittimo, ma come figlio di prostituzione e devi andare a lavorare, a sudare come punizione della tua disubbidienza.

Così sei scacciato anche dalla Chiesa, se non ubbidisci al Magistero della Chiesa e al Papa e devi andare a lavorare, a sudare per guadagnarti il pane celeste. Così sei scacciato dallo Stato con l'espulsione se non ubbidisci alle sue leggi e così sei scacciato dall'azienda dove lavori, sei licenziato se non ubbidisci al datore di lavoro, al padrone.

Capisci quindi che l'art. 18 è una palla al piede per i padri padroni che devono competere con altri padroni ed eliminare il parassitismo di chi ha poca voglia di lavorare per arricchire altri soggetti, così come tu vorresti eliminare il parassitismo nelle amministrazioni pubbliche licenziando i politici dal Parlamento o da altre istituzioni pubbliche. Peccato solo che loro sono i "padri" che comandano e tu per loro sei solo un figlio ribelle.

In questo video puoi vedere come l'indottrinamento patriarcale agisce in profondità nelle menti dei figli.

Ma Gesù è venuto per scardinare il patriarcato terrestre più dispotico, fin nelle sue fondamenta, pagando di persona, per inaugurare un patriarcato celeste e un matriarcato terrestre, facendoci tutti fratelli e figli di un unico Padre celeste, non terrestre e di una unica madre terrestre che è la Chiesa di Gesù animata dallo Spirito Santo. "Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?" Chiede Gesù a quelli che erano venuti per dirgli che sua madre e i suoi fratelli lo aspettavano fuori per parlargli. Gesù risponde che quelli che fanno la volontà del Padre suo che è nei cieli sono sua madre e i suoi fratelli, indicando i suoi discepoli.

La volontà del Padre celeste non è la volontà di Mario Monti che inasprisce la tassazione sulla terra per pagare un debito che in realtà non esiste se non nella contabilità dei sacerdoti del dio denaro al fine di continuare a garantirsi gli stipendioni che si danno in barba alla miseria che li circonda. La volontà del padre celeste non è nemmeno la volontà dello Stato che persegue con rigore chi viola le sue leggi, generando suicidio e morte fuori e dentro le carceri. La volontà del Padre celeste è la tua salvezza che si realizza soltanto nell'unità consapevolmente accettata. Tuttavia non ci può essere vera unità fino a quando c'è la proprietà privata frutto del patriarcato terrestre che sottrae i beni appartenenti alla comunità per fare discriminazioni generando iniquità sociali.

Solo nell'unità voluta da Gesù, dove la proprietà privata viene bandita in favore di una economia di comunione, il lavoro dà dignità all'uomo che non ha più bisogno di un posto fisso e lo gratifica permettendogli di lavorare la terra senza sudare, ovunque si trovi, per guadagnarsi quel pane celeste che gli permette di emanciparsi dalla schiavitù del lavoro stesso e dalla legge che lo regolamenta, rendendolo cittadino del mondo.