Paulo Coelho: amore, vita e morte

Paulo Coelho è uno scrittore famoso, molto in gamba e che io apprezzo, anche se non condivido certe sue tesi e certi suoi pensieri che ritengo pericolosi e mortiferi, in alcuni casi.

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Copertina e retro copertina del libro di Paulo Coelho.

Qui intendo aprire una riflessione sulla vita e sull'amore.

Paulo Coelho nel libro "Henry Drummond il dono supremo", riporta una citazione: "E' meglio non vivere piuttosto che non amare", nella prefazione al suo libro. Non vivere vuol dire morire.
A pag. 94-95 del libro si legge: "Amore è vita. ... Per un essere umano , il destino peggiore è quello di vivere e morire solo, senza amore e senza essere amato. Chi ama è salvo. chi non ama e non è amato, è condannato. E colui che gioisce nell'Amore, gioisce in Dio, poiché Dio è Amore.".

Benché si tratti di un bel ragionamento e di belle parole, la tesi dello scrittore, secondo me, è pericolosa e psicologicamente deleteria, perché pone l'amore sopra alla vita e lascia passare un messaggio di morte e di rinuncia alla vita. Giustamente Dio è amore, ma Dio è un modello di perfezione a cui l'uomo può tendere, ma difficile da raggiungere. La tesi di Paulo Coelho è pericolosa perché, secondo me, bolla come non degna di essere vissuta una vita priva di amore dato e ricevuto.

E' un po' come quei messaggi pubblicitari subdoli che ti fanno vedere una bella donna o un bell'uomo longilinei e perfetti, come modelli da raggiungere per sentirti accettato e amato dalla società. E se non riesci ad essere longilineo come loro, ma sei fuori dai parametri da loro stabiliti, allora non sei degno di vivere, è meglio non vivere. Questa frase: "E' meglio non vivere piuttosto che non amare" è psicologicamente pericolosa falsa e tendenziosa, dal mio punto di vista. Un uomo o una donna che arriva a convincersi nella propria vita che l'amore non esiste, può essere tentato a rifiutare la vita fino ad uccidersi o ad uccidere (aborto o eutanasia). Se poi si tratta di una donna in gravidanza, può essere tentata ad abortire o a rinunciare ad avere figli, se arriva a convincersi che in questo mondo non c'è amore per il futuro nascituro e quindi a concludere che è meglio non vivere e non far vivere.

La vita, in ogni sua forma, è più importante dell'amore e va difesa. Se vivi, se nasci, se sei vivo, puoi sempre amare ed essere amato, ma se sei morto, non puoi né amare, né essere amato.

Ho sentito tante persone convincersi che l'amore non esiste, perché hanno sofferto troppo o hanno visto la guerra o hanno subito torti o ingiustizie e anche perché non credono in Dio. Gli atei, per esempio, non credono in Dio. Se gli vai a dire che Dio è amore e poi aggiungi che una vita senza amore è meglio non viverla, cosa dovrebbero fare? Sono condannati?

In un altro libro di Coelho: "La strega di Portobello", emerge la natura mortifera dello scrittore come dimostra questo passaggio dove Coelho fa dire al suo personaggio Athena: "Io sono felice solo quando penso che Dio esiste e mi ascolta: ma questo non basta per continuare a vivere, e nulla sembra avere un significato. Cerco di mostrare una gioia che non provo, nascondo la mia tristezza per non inquietare coloro che mi amano e si preoccupano per me. Di recente, però, ho preso in considerazione l'ipotesi del suicidio. ... So di avere una missione: l'ho rifiutata per lungo tempo, ma adesso devo accettarla. E' la missione di essere madre: devo compierla, o impazzirò. se non potrò vedere la vita crescere dentro di me, non riuscirò ad accettare l'esistenza che sta all'esterno."

Dio ci dona la vita per amore. Ma Coelho travisa e lancia un messaggio di morte. E' come se il campione mondiale di ciclismo (Dio) decida di regalare una bicicletta (vita) a suo figlio (noi) per insegnargli a pedalare (vivere). Il figlio, ricevuta la bicicletta, la prova, ma si accorge che la bicicletta fa schifo, non riesce ad avere la forza di pedalare abbastanza per fare girare la dinamo e accendere la lucina del faretto e di non avere le prestazioni del padre, quindi decide, perché legge nel libro di Coelho che è meglio non vivere piuttosto che non amare (accendere la luce del faretto), che non vale la pena pedalare ed è meglio restituire la bicicletta al padre, dicendogli di non essere in grado di stare ai suoi livelli e nemmeno di riuscire ad accendere il piccolo faretto. Come ci può restare il padre che si vede restituire la bicicletta dal figlio? Non lo inviterà forse ad avere pazienza, ad allenarsi poco per volta e non gli dirà: "pazienza se non riesci ad accendere il faretto, continua a pedalare lo stesso" ?

Gesù è Via, Verità e Vita. Gesù è Dio incarnato e Dio è Vita. Se Dio è Amore e se l'Amore è Vita, allora Dio è Vita per il credente.

Una vita senza amore ha sempre senso, per quanto possa sembrare indegna agli occhi umani, perché Dio è amore ed è Lui che ci ama. Agli occhi di Dio la vita, anche la più squallida, ha comunque una sua dignità e merita di essere vissuta fino in fondo, perché Dio ci ama sempre e non pone limiti alla conoscenza del suo amore. Nessun uomo, credente o meno, ha il diritto di giudicare quale vita, con o senza amore, merita di essere vissuta.