Andare perduti perire morire

Da alcuni mesi è uscita la nuova edizione della Bibbia versione Cei (della Conferenza Episcopale Italiana), quella usata nella liturgia, nelle edizioni San Paolo.


Bibbia Cei nuova versione e i Vangeli interlineare greco latino e italiano
La Bibbia nuova versione CEI - Vangeli e Atti degli Apostoli Interlineare


Ho notato che la nuova versione ha modificato la traduzione del passo evangelico di Giovanni 3,16, passo che ho scelto per questo sito come sintesi dell'amore di Dio, riportandolo sotto il titolo del sito in alto, in tutte le pagine, traendolo dalla versione del Nuovo Testamento in lingua corrente LDC-ABU. Questo passo del Vangelo fa parte anche della liturgia del giorno di oggi, quarta domenica di Quaresima.

Vediamo le differenze di traduzione:

Bibbia versione Cei precedente: Gv. 3,16: "Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non muoia ma abbia la vita eterna".

Bibbia versione Cei attuale: Gv. 3,16: "Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna".

Ciò che salta all'occhio è il cambiamento di traduzione da "non muoia" a "non vada perduto" che, a mio avviso, cambia di significato al passo evangelico, annacquandolo.

La nuova traduzione è più coerente con l'immagine di Gesù mandato da Dio come buon pastore per andare in cerca della pecorella che si smarrisce, per riportarla all'ovile e quindi per salvarla, ma questa è solo una immagine metaforica per fare capire agli apostoli come si comporta Dio nei confronti dei peccatori. Secondo me ora c'è il rischio che chi legge il passo di Gv. 3,16 interpreti questo "non vada perduto" come un semplice smarrimento e non come morte.

La nuova traduzione è quindi più "soft" e meno drammatica della precedente perché non usa più il verbo "morire", ma il verbo "andare perduto", che lascia aperta la strada a tante interpretazioni come quella di smarrirsi, essere sconfitti, abbandonati. Così io mi chiedo in base a quali considerazioni la Cei ha deciso di modificare in tal senso quella traduzione. Per capirlo, forse, ci dobbiamo rifare alla versione latina del Vangelo.

Il testo latino di Gv. 3,16, come anche l'edizione interlineare del Vangelo edizioni San Paolo, recita: "Sic enim Deus diléxit mundum, ut Fìlium suum unigénitum daret , ut omnis qui credit in eum non péreat, sed hàbeat vitam aetèrnam. Come vedi, viene usato il verbo "perire" che nel significato italiano dato dal dizionario De Mauro è equivalente a morire. Tuttavia se consideriamo l'etimologia di "perire" ci accorgiamo che deriva da "per (perdere) - ire (andare)", che significa andare a perdere, andare a male, andare distrutto. E' un verbo che ritroviamo in Matteo 18,14: "Così il Padre vostro celeste non vuole che si perda (péreat - ????????) neanche uno solo di questi piccoli".

La versione greca usa il termine " ?? ??ó????? " che traduce in "non muoia": "????? ??? ???????? ? ???? ??? ??????, ???? ??? ???? ??? ???????? ?????? ??? ??? ? ???????? ??? ????? ?? ???????? ???' ??? ???? ???????".

Infatti ??ó????? significa apollumi che in inglese si traduce con (ap-ol'-loo-mee) destroy, die, lose, mar, perish, cioè: distruggere, morire, uccidere, perdere, perire.

"Perdere" in italiano significa anche smarrire. "Perdere" e "smarrire" sono verbi usati nelle traduzioni delle parabole di Gesù, il quale cerca di rendere l'idea, con metafore, di come Dio si dà da fare per salvarci, come ad esempio in Matteo 18,12 dove Gesù dice: "Che ve ne pare? Se un uomo ha cento pecore e ne smarrisce una, non lascerà forse le novantanove sui monti, per andare in cerca di quella che si è smarrita?". In questo caso il verbo "smarrire" non è la traduzione di "perire", ma è la traduzione del verbo latino "errare" che significa andare vagando qui e là, senza sapere dove andare, che poco ha a che vedere con smarrirsi o andare perduto, ma serve per rendere l'idea e far capire come Dio ci tiene alla nostra vita e interviene prima che possiamo perderci definitivamente nella morte.

Gesù usa il termine "perire" e non "errare" quando tira le conclusioni, perché Dio vuole che nessuno perisca. Quindi il "perire" è da intendere non come semplice smarrimento o vagabondaggio dell'anima e del corpo, ma come "andare distrutto" nella perdizione e quindi verso la morte sia fisica che spirituale.

La nuova traduzione italiana della Cei di questo passo evangelico, dal mio punto di vista, pur restando più fedele all'etimologia latina, in questo modo svaluta il valore della vita e l'azione salvifica di Dio, entrando in contraddizione con i valori non negoziabili professati dalla Chiesa cattolica tra i quali c'è appunto quello della vita da intendere sia in senso fisico che spirituale.

Altrimenti, se si interpreta la volontà e l'azione di Dio come un semplice impedire il perdersi o lo smarrimento dell'uomo, che senso ha portare avanti battaglie contro l'aborto e l'eutanasia dal momento che i feti e i malati terminali non hanno occasione di smarrirsi o di perdersi ? Quindi diamo pane al pane e chiamiamo con morte ciò che va perduto e distrutto e non può essere più ritrovato.