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Cristiani per finta

Cosa vuol dire essere cristiano? Il dizionario De Mauro definisce "cristiano" chi ha fede in Cristo e ne professa gli insegnamenti; che è relativo al cristianesimo.

Cosa vuol dire cristianesimo? Sempre il De Mauro dice: "religione monoteistica rivelata nata all'interno del giudaismo, fondata sulla persona e sulla predicazione di Gesù Cristo e sui Vangeli."

Il cristiano è colui che crede in Gesù e ne professa gli insegnamenti. E cosa professa Gesù? Gesù professa di ascoltare e mettere in pratica i suoi insegnamenti e diffonderli in tutto il mondo. Qual è l'insegnamento più importante? Amare! Amare Dio e il prossimo. Amare Dio significa fare la volontà di Dio Padre (lo diciamo tutte le volte che recitiamo il Padre Nostro: sia fatta la tua volontà).

E qual è la volontà di Dio Padre? La salvezza di tutti gli uomini. Salvezza operata per mezzo del Figlio: "Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo unico Figlio perché chi crede in lui non muoia ma abbia vita eterna." (Giovanni 3,16). Dio ha sacrificato il Figlio, cioè se stesso in Gesù per salvarci, cioè per non farci morire, ma per salvarci attraverso il dono della vita eterna che riceviamo accogliendo l'insegnamento di Gesù.

Questo, il cristiano, colui che crede in Gesù, lo deve tenere a mente e averlo sempre presente, se vuole essere cristiano: fare la volontà di Dio, salvare dalla morte sia fisica che spirituale.

Purtroppo ci sono tanti cristiani solo di nome, per convenzione sociale o per abitudine, senza una vera fede in Gesù Cristo. Così, di fronte al coma di una persona che si trova in stato vegetativo, invece di fare la volontà di Dio che ha sacrificato se stesso nel figlio Gesù per non farci morire, ma per salvarci, questi "cristiani per finta" pensano di fare la volontà dell'uomo, di un altro, del paziente, dei genitori, del giudice che emette sentenze di morte provocando la morte del paziente stesso, autorizzando la sospensione degli alimenti di persone incoscienti e in stato comatoso, credendo in questo modo di fare del bene al paziente.

Così non si fa la volontà di Dio, ma si vuole fare la volontà di un altro, spesso la propria volontà per liberarci dalla croce e dalla sofferenza. Non si tratta di promuovere l'accanimento terapeutico, ma di vivere e di lasciare vivere fino al termine naturale della vita. Si tratta di dare la propria vita per amore della Vita. Come dice Gesù: "Nessuno ha amore più grande di colui che dà la propria vita per i propri amici". il Padre ha dato la propria vita (sacrificando Gesù) per amore verso di noi.

Di fronte al coma di un familiare, se vogliamo essere cristiani, siamo invitati, ma non obbligati, a seguire l'esempio di Gesù, a dare la nostra vita, a sacrificarci per il bene del paziente o famigliare in coma, soprattutto quando si tratta di una vita ancora giovane, per alimentare non tanto una vita carnale, ma per alimentare sempre una speranza di salvezza, per quanto assurdo e irrazionale ciò possa sembrare ai nostri occhi. L'uomo non va aiutato a morire, ma va accompagnato nell'incontro con la morte, soprattutto quando è arrivato al termine naturale della vita.

Lettera di Salvatore Crisafulli dedicata ad i familiari di Terri

In alcuni casi ho sentito dire nei confronti di pazienti in coma ancora giovani che vanno amati, aiutandoli a morire, se hanno espresso questa volontà. Questo forma di "amore" vuol proprio dire: "andare contro la volontà di Dio che vuole la vita", per abbracciare la volontà dell'uomo che chiede la morte.

Quindi significa contraddire il proprio essere cristiani nel modo più becero che ci sia: usare l'amore come scusa per uccidere.

Dio vuole che l'uomo non muoia, ma noi lo facciamo morire con la scusa che lo ha chiesto lui, per "amore". Il massimo dell'ipocrisia umana.

A questo punto meglio non essere più cristiani, meglio pagani, atei, agnostici, tutto quello che si vuole, ma non cristiani. Almeno non ci si prende in giro.

Link: www.salvatorecrisafulli.it

Odifreddi e le moltiplicazioni

Piergiorgio Odifreddi è un matematico che dovrebbe conoscere e capire bene le moltiplicazioni. Nel suo libro: "Perché non possiamo essere cristiani", sembra non capirle, almeno quella è l'impressione che ho avuto leggendo il suo libro. Qui, io cerco di spiegargliele, nelle speranza che le possa capire, poi se non le capisce, pazienza, lo promuovo lo stesso. Mi riferisco alle moltiplicazioni dei pani e dei pesci contenute nel Nuovo Testamento.

Immagine degradata della copertina di un libro
Copertina del Nuovo Testamento in lingua corrente. LDC-ABU
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Nel suo libro a pagina 112, capitolo Il Figlio, Odifreddi parla di exploit delle moltiplicazioni dei pani e dei pesci, che una prima volta sfamano 5000 uomini partendo da cinque pani e due pesci e una seconda volta 4000 uomini, con sette pani e pochi pesciolini, senza contare donne e bambini. Odifreddi osserva che c'è un miglior rapporto qualità-prezzo nel primo miracolo che non nel secondo, dovuto secondo lui al fatto che Gesù era un po' "scarico" nel secondo miracolo, avendo dovuto compiere diverse guarigioni.

Odifreddi, però, dimentica di riportare i resti di quelle moltiplicazioni dopo che gli uomini si sono sfamati che nel primo miracolo corrispondono a dodici ceste piene di pezzi di pane e nel secondo miracolo a sette ceste piene di pezzi di pane. Questa volta Gesù non ha fatto il difficile, non ha mandato Pietro a pescare il pesce per aprirgli la bocca, prendere la moneta e andare a comprare il pane, ma ha materializzato i pani e i pesci seduta stante, come piace a Odifreddi. Tuttavia Odifreddi non è soddisfatto nemmeno così.

Vediamo allora di tentare una spiegazione di quei due miracoli della moltiplicazione dei pesci. I passi del Vangelo per il primo miracolo sono Mt.14,13-20, Mc.6,30-44, Lc.9,10-17, Gv.6,1-13 e per il secondo miracolo sono Mt.15,32-39, Mc8,1-10.

Gesù, con la moltiplicazione dei pani e dei pesci, ci vuole dire di aver fiducia in Lui. Ci pensa Lui a nutrirci spiritualmente e materialmente, insieme ai suoi discepoli. Basta dargli poca roba. Lui vuole vedere il nostro amore generoso nel dare tutto, anche se poco, per poter fare grandi cose che la mente umana nemmeno immagina, come la moltiplicazione dei pani e dei pesci, per sfamare migliaia di persone. Ce ne è in abbondanza, tanto più che sono avanzate dodici e sette ceste.

Una prima spiegazione comunque la dà Gesù in Mc 8,14-21 e in Mt. 16,
[5] Nel passare però all'altra riva, i discepoli avevano dimenticato di prendere il pane.
[6] Gesù disse loro: "Fate bene attenzione e guardatevi dal lievito dei farisei e dei sadducei".
[7] Ma essi parlavano tra loro e dicevano: "Non abbiamo preso il pane!".
[8] Accortosene, Gesù chiese: "Perché, uomini di poca fede, andate dicendo che non avete il pane?
[9] Non capite ancora e non ricordate i cinque pani per i cinquemila e quante ceste avete portato via?
[10] E neppure i sette pani per i quattromila e quante sporte avete raccolto?
[11] Come mai non capite ancora che non alludevo al pane quando vi ho detto: Guardatevi dal lievito dei farisei e dei sadducei?".
[12] Allora essi compresero che egli non aveva detto che si guardassero dal lievito del pane, ma dalla dottrina dei farisei e dei sadducei.

Questi miracoli, inoltre, hanno un significato storico e profetico più profondo da decifrare e, secondo la mia interpretazione, riguarda la formazione del Nuovo Testamento e del relativo canone, appunto la dottrina di riferimento, approvata dalla Chiesa cattolica.

I cinque pani del primo miracolo sono, a mio avviso, i primi cinque libri canonici del Nuovo Testamento: i quattro "Vangeli" e il libro degli "atti degli apostoli". I due pesci simboleggiano gli "autori" principali: Gesù e Pietro, oppure Pietro e Giovanni, oppure Pietro e Paolo. Questi cinque libri rappresentano il pane, cioè l'insegnamento di Gesù che viene spezzato da Gesù e distribuito per mezzo dei suoi discepoli alla folla perché ne mangi, ne assimili il nutrimento e si sazi. Di questa distribuzione ne avanzano dodici ceste piene di pezzi di pane. Perché dodici ceste? Cosa simboleggiano? Secondo me, possono essere la metafora profetica delle prime dodici lettere di Paolo, incluse nel Nuovo Testamento. (In realtà le lettere canoniche di Paolo sono tredici, ma alcune sono contestate e non è da escludere che i primi cristiani considerassero dodici le lettere di Paolo).

Il secondo miracolo, è storico e profetico (Concilio di Trento del 1546), riguarda i libri deuterocanonici (ovvero del secondo canone) e "sono i libri che sono stati riconosciuti come ispirati solo in un secondo momento, dopo molte controversie. Sono quei libri della Bibbia che sono stati accolti nel canone della Chiesa cattolica ma che, per l'Antico Testamento, sono stati respinti da molte chiese protestanti, sebbene li si ritenesse validi per l'edificazione personale. Dai protestanti sono in questo caso chiamati apocrifi". Il termine viene anche utilizzato per alcuni libri del Nuovo Testamento, sono sette libri.

Ci sono quindi due pani in più rispetto ai cinque pani del precedente miracolo che possono essere, secondo me, due libri che si sono aggiunti al primo canone: la prima lettera di Giovanni e la prima lettera di Pietro che si uniscono ai quattro Vangeli e agli Atti degli Apostoli, per un totale di sette libri da includere nel Nuovo Testamento. I pesci sono più piccoli e distribuiti, a dimostrazione che gli autori dell'Apocalisse, della Lettera agli ebrei e degli altri libri sono diversi e hanno forse meno importanza degli autori che hanno scritto i primi cinque libri canonici del Nuovo Testamento.

Anche questi pani vengono distribuiti alla folla che ne mangia e se ne nutre, avanzando sette ceste piene di pezzi di pane. Perché sette ceste? Secondo me, possono essere la metafora dei sette libri deuterocanonici del Nuovo Testamento: seconda lettera di Pietro, seconda e terza lettera di Giovanni, la lettera di Giuda, la lettera di Giacomo, la lettera agli ebrei e l'Apocalisse, aggiunti al canone del Nuovo Testamento nel Concilio di Trento.

Se la mia analisi è corretta, Gesù ha saputo vedere lontano, anticipandoci la storia della Chiesa e le tappe della formazione del canone sul quale a tutt'oggi la Chiesa cattolica fa rifermento.
Le dodici ceste non potrebbero essere interpretate anche come i dodici mesi dell'anno? E le sette ceste non potrebbero essere interpretate anche come i sette giorni della settimana?

Odifreddi e i cristiani

Sto leggendo il libro di Piergiorgio Odifreddi "Perché non possiamo essere cristiani (E meno che mai cattolici)", Longanesi, e voglio fare alcune considerazioni sul libro.

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Ho trovato il libro interessante e arguto. Ne consiglio la lettura a tutti i cristiani. Dopo averti consigliato la lettura del libro di Piergiorgio Odifreddi e averti "avvelenato" con i fumi di quel libro, ci vuole l'antidoto, per salvarti. Ti consiglio allora la lettura del libro di Camillo Ruini: "Chiesa contestata, 10 tesi a sostegno del cattolicesimo", Piemme, un libro di fede che invita alla testimonianza pubblica dei valori cristiani, sul versante opposto a quello di Odifreddi.

Immagine degradata delle copertine dei libri
Clicca sulla foto degradata per il video musicale

Per quanto riguarda Odifreddi e il suo libro, mi rivolgo direttamente allo scrittore, per cercare di fargli capire il significato di alcuni avvenimenti tratti dal Vangelo, dei quali sembra non percepire il messaggio. Avrei molto da dirgli, tuttavia qui voglio andare avanti con pochi passi alla volta.

A pag. 114-115 del libro, capitolo "Il Figlio", Odifreddi dice:"Qualcuno dei miracoli è poi semplicemente un controsenso, come il seccare un fico solo perché "colpevole" di non avere frutti fuori stagione, in uno scatto d'ira causato dal non aver ancora fatto colazione: e cita i versi del Vangelo in merito dei quali ho già commentato in precedenti pagine di questo sito. Poi prosegue: "O il compiere un contorto prodigio per poter furbescamente pagare le tasse agli esattori:": e qui cita il passo evangelico Matteo:17-27 " Ma perché non si scandalizzino, va' al mare, getta l'amo e il primo pesce che viene prendilo, aprigli la bocca e vi troverai una moneta d'argento. Prendila e consegnala a loro per me e per te". Fa riferimento al pagamento della tassa del Tempio. Poi Odifreddi si risponde: " Il motivo per cui uno in grado di far miracoli non potesse, più semplicemente e direttamente, materializzare la moneta necessaria fa evidentemente parte dei misteri della fede".

Appunto: "misteri della fede". Se Gesù avesse materializzato la moneta seduta stante, probabilmente non sarebbe passato il messaggio che Gesù voleva farci avere. Odifreddi ha ragione. In tempo di risparmio energetico e del "tutto e subito", il miracolo di Gesù è poco efficiente e poco logico.

Ma il messaggio che Gesù ci ha voluto dare con la moneta nella bocca del pesce è

profetico

e riguarda anche Odifreddi che ne è una delle dimostrazioni. Cercherò di spiegarlo secondo la mia sensibilità spirituale.

Chi è il primo pesce che viene pescato da Pietro? Chi rappresenta? Rappresenta Gesù, secondo me (il secondo pesce è Pietro stesso). Del resto non dimentichiamo che ai tempi di Gesù si stava per entrare nell'era della costellazione dei pesci, secondo la precessione degli equinozi e i pesci sono due.

parole greche ????? Ichthys nel pesce Gesù
Il simbolo del pesce, il cui nome in greco è l'acrostico di Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore ( ?????? ??????? ???? ???? ????? ). Il termine ichthýs è la traslitterazione in caratteri latini della parola in greco antico ?????, "pesce", ed è un simbolo religioso del cristianesimo.

Il primo pesce che abbocca è Gesù stesso. Aprire la bocca al pesce cosa può voler significare? Può significare farlo parlare (anche se i pesci non parlano), metaforicamente parlando, aprire la bocca può avere un significato di parlare, dire, raccontare. Quindi Pietro pesca Gesù e lo fa parlare, nel senso di evangelizzare o comunque raccontare e diffondere il suo messaggio e mentre lo fa parlare, cioè gli apre la bocca, trova una moneta d'argento. Che cosa può rappresentare la moneta d'argento? Una ricchezza, sia in senso materiale, sia in senso spirituale. La Storia dimostra che Pietro facendo parlare Gesù ha trovato una ricchezza che materialmente possiamo riconoscere nel "Obolo di San Pietro". E questo non lo possiamo negare.

Anche Odifreddi, con il suo libro, ha fatto "parlare" Gesù, gli ha aperto la bocca e ha trovato la moneta d'argento, rappresentata dagli introiti derivanti dalle centinaia di migliaia di copie vendute del suo libro (140.000 copie in due mesi). Questo "miracolo", Piergiorgio Odifreddi non lo può negare, ma può constatare di persona la veridicità profetica del messaggio di Gesù. Io mi auguro che Odifreddi possa trovare, con questa spiegazione, quell'aiuto verso la comprensione della Parola di Dio, verso quella ricchezza che non è solo materiale, fatta di soldi, ma è anche spirituale, proveniente da Dio e dalla fede in Lui. E' quella la vera ricchezza.

Bene. Ora, Odifreddi dovrebbe prendere quella "moneta" e andare a pagare la tassa del tempio (non la tassa dello Stato, ma la tassa del tempio) per lui e per Gesù. Cosa vuol dire pagare la tassa per il tempio ? Se Gesù avesse materializzato quella moneta seduta stante, Pietro non gli avrebbe aperto la bocca e non avrebbe trovato la moneta d'argento e nemmeno Odifreddi avrebbe potuto avere del materiale sul quale scrivere il libro che ha venduto parecchie migliaia di copie. Il discorso vale per Odifreddi, ma anche per Vittorio Messori, per Luigi Cascioli, per Corrado Augias, ecc. ma vale soprattutto per Pietro.

La moneta d'argento l'avete o non l'avete trovata? Se l'avete trovata, non date scandalo, pagate la tassa del tempio, cioè riconoscete a Dio quello che è di Dio, date a Dio ciò che è di Dio, anche se "i figli non sono obbligati a pagare le tasse" (Matteo 17,26). Odifreddi, tu sei figlio di Dio? Ritieni ancora un controsenso quel miracolo? Gesù, alla fine, ha pagato la tassa con la vita, pur essendo il Figlio di Dio.

La dignità del cristiano

I cristiani hanno una dignità?

Il cristiano ha una dignità?

I cristiani hanno una dignità?

Signore, noi cristiani abbiamo una dignità?

Ma più in generale

L'UOMO ha una dignità?

I cristiani sono uomini ancora prima di essere cristiani. Devono rinunciare alla loro dignità di uomini?

Di fronte allo Stato e alle leggi vessatorie emanate dai politici di Roma, dal Governo italiano, come anche da qualunque altro governo nel mondo, io chiedo se il cristiano ha una dignità da difendere e da far rispettare di fronte agli uomini, ma soprattutto di fronte allo Stato?

Se una legge dello Stato imponesse di pagare la tassa rifiuti con 1.000.000 di versamenti da 1 centesimo l'uno in giorni feriali diversi, ma consecutivi, per quanto demenziale e vessatoria quella legge possa essere, il cristiano è tenuto a fare 1.000.000 di versamenti da 1 centesimo senza fiatare? Può protestare ? Può rifiutarsi ?
Il cristiano può rifiutarsi di fare 1.000.000 versamenti da 1 centesimo tutti i giorni feriali visto che si tratta di una legge demenziale e vessatoria? O deve rassegnarsi, tacere (cioè amare in silenzio), ubbidire e pagare con 1.000.000 versamenti tutti i giorni ? E' solo un esempio.

Cosa fare? Porgere l'altra guancia? Pagare impiegando tutto il proprio tempo in 1.000.000 code allo sportello in tutti i giorni feriali? Dare mandato alla propria banca di pagare 1 centesimo in tutti i giorni feriali, dove ogni commissione bancaria costa cinque euro?

E se una legge dello Stato imponesse a tutti i cittadini, compresi i cristiani di mettersi il velo? Oppure di tatuarsi il proprio codice fiscale sulla fronte, in modo ben visibile, tu come cristiano accetteresti?

Oggi ci può sembrare assurdo, ma non è detto che uno sconvolgimento politico possa portare al potere persone con una visione delle cose diversa dalla nostra con l'intenzione di fare una legge vessatoria (vessatoria a seconda dei punti di vista) nei confronti di certe categorie di persone come gli automobilisti o i ciclisti, che imponga di mettere sul tettuccio della propria auto o sul parafango della propria bicicletta un crocefisso o una mezzaluna o la falce e il martello o la croce uncinata o la bandiera italiana ... con lo scopo di affermare e ribadire il loro modo di vedere le cose, senza tenere conto della tua dignità di persona, di cristiano o di uomo.

Cristiano cretino

Leggendo sui giornali, su Internet e in TV sento dire che il matematico Odifreddi ha definito il cristiano un cretino, forse da un punto di vista etimologico. E' vero, il cristiano è un cretino, forse non solo da un punto di vista etimologico.

Infatti in etimologia la parola "cretino" deriva dalla parola "cristiano". Questo lo diceva già lo scrittore Vittorio Messori 25 anni fa nel suo libro "Scommessa sulla morte", edizioni SEI, dove gli ha dedicato, a pagina 325 del libro, un paragrafo intitolato: Cristiano-cretino.

Ma vediamo cosa scriveva Vittorio Messori nel lontano 1982 in quel paragrafo del libro.

C'è, nella Chiesa, chi vorrebbe nasconderlo; c'è chi, se costretto, lo ammette a mezza voce. Eppure è un fatto: la parola "cretino" deriva direttamente da "cristiano".

Messori continua:

Ma perché, secondo quella spia infallibile che è la lingua, il cristiano è un cretino? Perché lo si è creduto tale sin da subito, come già si legge nelle lettere di Paolo? Il quale tra l'altro, invece di indignarsi ammette che è vero: sì, si è cristiani perché si presta fiducia ad una "cretinata".

Non è forse da "cretini" - da "somari" inginocchiarsi davanti a quel disgraziato che la croce degradava ufficialmente (lo sanciva il diritto romano) da persona ad animale, anzi a cosa? Questa immagine svilita e avvilente di Dio è infatti uno scandalo intollerabile per gli altri monoteismi: per l'islamismo con il suo Allah inaccessibile; ma anche per l'ebraismo con il suo Javhè così vicino ad Israele e insieme così lontano da non poter neppure pronunciarne il nome.

Messori poi aggiunge qualcosa che fa riflettere sul significato del crocefisso. Così scrive:

Insistono tutte le artes morendi cristiane: dal suo letto, il malato deve poter vedere un crocefisso. E' tra le condizioni indispensabili, suggerite dall'esperienza diretta di quegli autori ; nè si può dar loro torto.

Al di fuori di quella morte, c'è qualche altra vista al mondo che possa dire altrettanto a chi muore? Si chiede l'autore del libro.

"Solo Dio che soffre può venire in aiuto", ripeteva dal fondo della sua cella Dietrich Bonhöffer, citando quel che sappiamo della lettera agli Ebrei: " proprio per essere stato messo alla prova ed avere sofferto personalmente, egli è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova ..."

Io posso, devo ribellarmi a un Dio che troneggia in una beatitudine indisturbata o in una trascendenza apatica. Ma non posso ribellarmi al Dio che nella sofferenza di Gesù mi ha rivelato tutta la sua com-passione.

Vittorio Messori conclude il paragrafo scrivendo:

"Non dimenticarlo: il cristianesimo non è parole ma fatti. Ora: la morte è un fatto, il più concreto e terribile dei fatti. Puoi cercare ovunque, ma troverai soltanto la risposta cristiana che a quel fatto opponga un altro fatto."

Quel fatto è la risurrezione di Gesù avvenuta il terzo giorno.

Cosa può opporre la matematica e la logica all'irrazionalità della morte, se non un altro fatto irrazionale e fuori da ogni logica quale è la risurrezione in cui crede il cristiano cretino?