La religione e i soldi

Dalla prima lettera di Paolo a Timoteo.

Sono queste le cose che tu devi insegnare e raccomandare.
Se qualcuno insegna diversamente, se non segue le sane parole di Gesù Cristo nostro Signore e l'insegnamento della nostra religione, è un superbo e un ignorante, un malato che va in cerca di discussioni e vuol litigare sulle parole.
Da queste cose nascono invidie, contrasti maldicenze, sospetti cattiverie e discussioni senza fine. Chi fa così è gente squilibrata lontana dalla verità. Essi pensano che la religione sia un mezzo per fare soldi.

Certo la religione è una grande ricchezza, per chi si accontenta di quel che ha. Perché non abbiamo portato nulla a questo mondo e non potremo portar via nulla.

Dunque quando abbiamo da mangiare e da vestirci, contentiamoci. Quelli invece che vogliono diventare ricchi, cadono nelle tentazioni, sono presi nella trappola di molti desideri stupidi e disastrosi, che fanno precipitare gli uomini nella rovina e perdizione. Infatti l'amore dei soldi è la radice di tutti i mali.

Alcuni hanno avuto un tale desiderio di possedere, che sono andati lontani dalla fede e si sono tormentati da se stessi con molti dolori. (1 Timoteo 6, 3-10)

L'amore per i soldi è la radice di tutti i mali. Questo mi sembra il messaggio che Paolo intende trasmetterci con quelle parole. La lettura di quei versetti mi ha fatto venire in mente la questione del Copyright che il Vaticano ha recentemente ribadito sulle parole del Papa e che io trovo poco coerente con l'insegnamento di Gesù.

"Non abbiamo portato nulla a questo mondo e non potremo portar via nulla." dice Paolo. C'è molta profondità spirituale in quelle parole. Tutto ci viene da Dio, tutto appartiene a Dio e quello che riceviamo da Dio in dono, dobbiamo a nostra volta farne dono. A maggior ragione per quanto riguarda le ricchezza spirituali. Con il Copyright è come se Dio mi chiedesse di pagare i diritti per quello che scrivo su questo sito o per avermi fatto a sua immagine e somiglianza. Io invece mi sento suo figlio e i figli sono figli, entrano ed escono dalla casa del padre senza pagare.

Fare pagare un compenso, piccolo o grande che sia, per i diritti di Copyright su quanto dice e insegna il Papa, tra l'altro guidato e ispirato dallo Spirito Santo per volontà di Gesù, è una cosa che non condivido e mi viene difficile accettare, perché la trovo in contraddizione con quanto insegnato da Gesù stesso. Secondo me, è una assurdità e un controsenso che, da peccatore quale sono io, non capisco e che trovo in contrasto con quei dettami che credo provenire dallo Spirito Santo. E' un qualcosa che mi lascia sgomento e incredulo.

Giustamente Paolo dice: "I responsabili che governano bene la comunità, meritano doppia ricompensa, specialmente quelli che faticano nella predicazione e nell'insegnamento. Dice infatti la Bibbia: 'Non mettere la museruola al bue che trebbia il grano' e poi: il lavoratore ha diritto alla sua paga". (1 Timoteo 5,17-18)

Ma qui la paga te la dà Dio. Dio è il tuo datore di lavoro e lui ti deve pagare secondo la sua moneta. Non è l'uomo con le sue ricchezze destinate a corrompersi che ti deve ricompensare, ma è Dio con la sua Grazia e il suo amore che ti ricompensa abbondantemente. Del resto Gesù è chiaro quando dice che non si può servire a due padroni. Non si può servire Dio e mammona. Gesù dice che tutte le ricchezze puzzano di ingiustizia e ci invita ad usarle per farci degli amici.

Purtroppo il nostro mondo poggia sul dio denaro e tutto ruota intorno ad esso. Non voglio dire che ci dobbiamo sbarazzare delle nostre ricchezze, dall'oggi al domani, altrimenti il problema non si risolve, ma si sposta soltanto da una persona ad un'altra. E' l'atteggiamento psicologico che dimostriamo nei confronti della ricchezza e del denaro che dobbiamo cambiare, considerando le ricchezze materiali semplicemente un mezzo che non ci appartiene, ma che ci serve per fare la volontà di Dio, testimoniare Dio e glorificare Dio e quindi non come un fine.

Davanti al denaro e alle prospettive allettanti che esso ci prospetta, dobbiamo essere pronti a rinunciarvi, a staccarci in vista di un bene più grande: un bene che non è di questo mondo, ma appartiene a Dio: che tutti siano uno affinché il mondo creda. Non è semplice pensarla così. I condizionamenti psicologici ricevuti fin da piccoli ci portano invece a mettere il dio denaro al primo posto e a calpestare la Parola di Dio e l'insegnamento del Vangelo per ubbidire al richiamo dei soldi.

Anche se il fine dichiarato per fare soldi è la carità e l'aiuto ai poveri e agli indigenti, la Parola di Dio e il sostegno dello Spirito Santo è più importante, perché come dice Gesù stesso: "I poveri li avete sempre con voi e potete aiutarli quando volete. Invece non sempre avete me". Attenzione quindi a non mettere l'aiuto ai poveri e agli indigenti al primo posto nella scala dei valori. Al primo posto deve sempre starci l'amore per Dio e la sua Parola come ci ha insegnato Gesù.

Infatti, l'aiuto ai poveri e agli indigenti e in definitiva al prossimo, secondo me, si può concretizzare soltanto dopo aver sentito e acquisito quella Parola di Dio che Gesù ci ha lasciato scritta nel Vangelo.