Amare fino alla fine

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In questo post voglio fare una riflessione sulla bella Parola di Vita di questo mese, di Chiara Lubich: "Dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine". Ho riflettuto su quella Parola di Vita di Agosto cercando di capire cosa volesse dire l'evangelista Giovanni con "amare fino alla fine". Secondo me è importante capire il significato della parola greca "telos" tradotta comunemente con "fine". Secondo la mia sensibilità spirituale "amare fino alla fine" GV.13,1 significa amare fino al raggiungimento dello scopo ultimo, fino alla meta (telos), secondo il significato greco di "telos". La meta, lo scopo di Gesù è la nostra salvezza che è anche lo scopo ultimo di Dio che manda Gesù per salvarci.

Gesù ama i suoi discepoli fino alla loro salvezza e conseguente risurrezione. La meta ultima dell'amore di Gesù è quindi la nostra salvezza e, per la nostra salvezza, Gesù ci ama offrendo la sua vita.

Quindi "amare fino alla fine" va oltre e non si ferma ad amare fino alla fine della sua vita, fino all'ultimo respiro, come riportato nella Parola di Vita, perché Dio non vuole che con la morte cessi l'amore, ma vuole la salvezza di tutti gli uomini nell'amore. Gesù, che poi è Dio incarnato, non ha smesso di amarci con la sua morte, ma è risorto e continua ad amarci da risorto attraverso la Chiesa, lo Spirito Santo e coloro che lo incarnano, affinché ogni uomo, credendo in Lui, possa salvarsi nell'amore.

La frase "I martiri andavano alla morte cantando", detta così, non ha tanto senso, secondo me. Non è nello stile del cristiano cantare davanti alla morte, perché Gesù non è andato verso la morte cantando, ma soffrendo e sudando sangue. Di fronte alla morte propria e dei propri cari c'è poco da cantare, perché la morte è la negazione della vita, della salvezza, della gioia e del reciproco amore. Solo la pace della risurrezione nell'amore ci spinge a pregare cantando al Signore chiedendogli con insistenza la venuta del suo regno, il compimento della sua volontà, la santificazione del suo nome.

La frase: "E il premio sarà la più grande gloria, perché Gesù ha detto che nessuno al mondo ha più grande amore di colui che versa il suo sangue per i suoi amici", secondo me è psicologicamente pericolosa perché abbina un premio ad un sacrificio di morte, come avviene con lo "Shahid" islamico dove si promette in premio il Paradiso in cambio di una testimonianza di fede fino alla morte.

Gesù invece vuole la nostra salvezza fin da ora e, per la nostra salvezza, ha dato la sua vita. Lui non vuole i nostri sacrifici, il nostro sangue, il nostro martirio, la nostra morte, ma vuole la nostra gioia nella vita di tutti i giorni, più che nella gloria. Noi possiamo essergli riconoscenti e valorizzare il suo sacrificio ascoltando e mettendo in pratica le sue parole, cioè amandoci. L'amore reciproco non chiede sacrifici, non ha premi a cui ambire o da scambiare, ma gode della gioia e del bene donato gratuitamente alla persona o alle persone amate.