Democrazia o Teocrazia ? Questioni di potere

"Democrazia", secondo la definizione data dal dizionario DE Mauro, Paravia significa: "dottrina politico-sociale che si fonda sul principio della sovranità popolare, forma di governo in cui il potere è retto dal popolo.".

"Teocrazia", sempre secondo la definizione del De Mauro significa: "forma di governo in cui il potere civile e politico è esercitato da un'autorità, una persona, una casta o un'istituzione che si ritiene essere stata investita da Dio".

In entrambi i casi è in gioco il potere civile e politico e chi lo deve esercitare.

Nella democrazia il potere lo dovrebbe esercitare il popolo attraverso i suoi rappresentanti scelti dal popolo; mentre nella teocrazia il potere lo esercita una casta o una persona.

Ora vediamo se queste due forme di gestione del potere sono compatibili con l'insegnamento di Gesù riportato nei Vangeli.

Gesù insegna che il cristiano non può ubbidire a due padroni: Dio e mammona. Mammona significa: "La ricchezza terrena oppure il demone tentatore della ricchezza.", come ci dice il De Mauro.

Da questo si deduce che il cristiano o ubbidisce a Dio o ubbidisce a Mammona. Ma vediamo come Gesù considera il potere nel Vangelo.

In Matteo 5,36 leggiamo: "Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello." Il discepolo di Gesù non ha il potere di far cambiare di colore nemmeno un proprio capello. Il passo di Luca 12,26 chiarisce meglio il concetto: "Se dunque non avete potere neanche per la più piccola cosa, perché vi affannate del resto?" Qui Gesù ribadisce il concetto che i suoi discepoli non hanno potere.

Ma quello che più caratterizza la dottrina di Gesù in merito al potere è contenuta in Giovanni 17,2 e in Matteo 28,18, dove possiamo leggere in Giovanni: "Poiché tu gli hai dato potere sopra ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato.". E in Matteo: E Gesù, avvicinatosi, disse loro: "Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra". Qui emerge chiaramente che il potere appartiene a Gesù. Gesù rivendica a sé ogni potere in cielo e in terra affidatogli da Dio per dare la vita eterna. Matteo 28,19-20 prosegue: "Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. E cosa comanda Gesù? Comanda di amare Dio e il prossimo, di dare la vita per i propri amici.

Di questo potere che Gesù rivendica a sé e soltanto a sé, il Signore ne elargisce qualcosa ai suoi discepoli per scacciare spiriti maligni o per guarire dalle infermità o per mandarli in giro per le nazioni a diffondere il suo insegnamento. Si tratta quindi di un potere limitato e circoscritto in ben precisi ambiti volti alla diffusione del suo insegnamento, alla guarigione e in generale al bene delle persone. Non si tratta quindi di un potere politico o civile che rimane tutto nelle mani di Gesù-Dio creatore del cielo e della terra.

Da quanto osservato possiamo concludere che democrazia e teocrazia, come sistemi di gestione del potere politico e civile, sono in netto contrasto con l'insegnamento di Gesù.
Infatti per quanto riguarda la democrazia, il potere politico non può appartenere al popolo perché Gesù rivendica a sé ogni potere in cielo ed in terra e per quanto riguarda la teocrazia, idem, il potere politico non può appartenere ad una casta o ad una persona, sempre per il fatto che Gesù rivendica a sé ogni potere in cielo e in terra. Ed è giusto che sia così perché Gesù è Dio.

Da quanto emerge dal Vangelo, possiamo concludere che i cristiani in politica o al governo in uno stato democratico o teocratico comunque cristiano sono degli "abusivi" e in contraddizione con se stessi, perché vengono investiti dal popolo o da una casta di un potere che non gli compete, visto che Dio ha affidato il potere a Gesù e Gesù insegna che l'uomo non ha potere nemmeno sulla più piccola cosa.

Poi se il cristiano ritiene di fare il politico, candidarsi ed entrare a far parte del potere politico, legislativo, giudiziario, esecutivo, su delega del popolo o chi per esso, lo faccia pure, è libero di farlo, nessuno glielo vieta e io lo rispetto, ma sappia che alla fine ne dovrà rispondere alla propria coscienza di cristiano e in ultima istanza dovrà rendere conto a Dio della gestione di quel potere che ha voluto esercitare, mettendo in gioco la propria salvezza e quella degli altri.

A qualcuno questo mio discorso potrà sembrare ideologico, assurdo o anarchico, perché per l'uomo ci vuole qualcuno che amministri ed eserciti il potere politico almeno in terra, per garantire ordine pubblico, giustizia, convivenza civile e pace tra gli uomini. Come la mettiamo? Io parlo da cristiano. La risposta è contenuta nel Vangelo stesso e Gesù è coerente con quanto insegna. Poiché i cristiani tra di loro sono tutti fratelli, cioè uguali difronte a Dio, è irrazionale e non è logico che ci sia tra di loro chi abbia più potere rispetto ad altri oppure occupi posizioni privilegiate o vanti titoli che non gli competono, come ribadisce chiaramente lo stesso Gesù in Matteo 23,8: "Ma voi non fatevi chiamare 'rabbì', perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli."

Questo non vuol dire rinunciare all'impegno politico, sociale e civile, da parte del cristiano, ma vivere quell'impegno come servizio alla comunità cristiana e non come esercizio del potere. Vuol dire che se ad un ministro cristiano del governo io o un altro cittadino segnaliamo un problema, quel ministro deve adoperarsi per risolverlo nel rispetto dei principi cristiani, darsi da fare e rendere conto del suo operato ai cittadini. Altrimenti è meglio che vada a fare qualcos'altro.

I cristiani tra di loro sono tutti fratelli. Il vero cristiano, educato alla luce del Vangelo, sotto la guida di Pietro non ha bisogno di un potere politico democratico o teocratico che gli faccia da ulteriore guida, perché l'amore e la legge di Dio e soltanto quella dovrebbe essere la sua unica guida. Se ogni uomo venisse cresciuto ed educato alla luce dell'amore di Cristo, in una società cristiana nei fatti e non solo nel nome o nelle parole, imparerebbe a convivere pacificamente nell'amore, nel rispetto di tutti.